mercoledì 8 dicembre 2010
sabato 20 novembre 2010
La pellicola è stata girata nel villaggio di Hongcun, un sito Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
Maestro Li Mu Ba
Come la verità è nel silenzio, la forza è nella quiete: non c'é lotta senza pace interiore.
Il maestro Li Mu Ba (Chow Yun-Fat)
Preferirei essere un fantasma che ti vola accanto come un'anima dannata, piuttosto che volare in cielo senza di te; grazie al tuo cuore, il mio spirito shu lien, non sarà mai solo.
Arrivata alla casa del signor Tie con la preziosa spada, Shu Lien conosce anche Jen (la figlia del governatore Yu) una ragazza vivace ma infelice, ella infatti rivela a Shu Lien di essere in procinto di sposarsi con il rampollo dell'importantissima e ricchissima casata dei Go, ma di non ricambiare la decisione della propria famiglia. Ella è anche abile nell'uso delle arti marziali ed è stata addestrata segretamente da "Volpe di Giada", infatti la notte dopo, mascherata da ladra, entra nella casa del signor Tie e ruba il "Destino Verde". Il primo a dare l'allarme è il maestro Bo, amico di Mu Bai e Shu Lien, quest'ultima ingaggia una lotta contro Jen che però la sconfigge e fugge. Il giorno seguente il maestro Bo contatta un ispettore di polizia chiamato Tsai e la figlia di quest'ultimo, entrambi esperti di arti marziali, per rivelargli di sapere chi ha orchestrato il furto del "Destino Verde", ovvero "Volpe di Giada", e che anni prima gli uccise la moglie; nello stesso momento una piuma appuntita entra dalla finestra della casa di Tsai e vi viene trovato allegato un messaggio dove "Volpe di Giada" dice di volersi incontrare con Tsai, la figlia e il maestro Bo in un luogo chiamato la "Collina Gialla". Arrivati lì, nel combattimento subentrano anche Jen e Mu Bai, che si scontrano, poco dopo "Volpe di Giada" uccide Tsai e poi lei e Jen fuggono.
La sera dopo Jen torna alla casa del signor Tie e rimette il "Destino Verde" al suo posto, però viene sorpresa da Mu Bai, che non la ferma, ma le dice solo che oltre a trovare la pace non combattendo più, vuole anche trovare un degno allievo a cui insegnare l'arte dei maestri wudang e dice a Jen che è lei l'allievo che sta cercando, ma lei rifiuta e torna da "Volpe di Giada".
In quella stessa sera si scopre che l'allieva Jen è di molto superiore a "Volpe di Giada", in quanto non sapendo leggere, non è riuscita a scoprire i segreti dell'arte di Wudan, e cosi comincia la vita da guerriero errante per la giovane spadaccina, da Shu Lien e dal mestro Li, che ripone in Jen la speranza di avere l'allievo che ha sempre desiderato. Purtroppo per Li Mu Bai il desiderio di vendetta per il proprio maestro approda a un tragico epilogo, perché nonostante Li Mu Bai riesca nel suo intento di uccidere "Volpe di Giada", viene colpito da uno dei dardi avvelenati dell'assassina, che ha tentato di disfarsi della giovane allieva considerata sua traditrice.
Neanche la disperata corsa per l'antidoto riesce a salvare il Grande maestro, che muore tra le braccia dell'amata Shu Lien.
lunedì 8 novembre 2010
Appena la comitiva italiana arriva in Russia, Nikita Khruščёv viene deposto a favore di Aleksej Kosygin e loro vengono bloccati in albergo, senza spiegazioni: commentando gli eventi si preoccupano di come il cambio al vertice politico sovietico potrebbe avere ripercussioni su di loro: "D'altronde capo, se ha liquidato Crusciov, questo si butta subito coi Cinesi" - "Bene, cala la Cortina di Ferro, come ai bei tempi!" - "Sì, solo che adesso ci siamo dentro noi!". Decidono così la fuga, dopo essersi divisi lambrusco e parmigiano, i doni che avevano portato in Russia. Fortunatamente, si risolve per il meglio e i "Compagni Italiani" continuano ad essere trattati bene.
Il Brusco ha un fratello disperso in guerra del quale si vergogna, in quanto questi era camicia nera, mentre il Brusco è di accesa fede comunista. Il Brusco ha promesso all'anziana madre di accendere un cero sulla tomba del fratello caduto: sarà Don Camillo ad aiutarlo a raggiungere il posto esatto.
Il prete del paese vive in semiclandestinità, poiché teme il sindaco del paesino russo, comunista di ferro: la chiesa è stata trasformata in granaio. Sarà don Camillo ad obbligarlo a confessare la madre del sindaco e a battezzarne i numerosi figli. Un intensivo allenamento di pugilato, impartitogli dallo stesso don Camillo, gli permetterà di fronteggiare ad armi pari il manesco sindaco.
Il giornalista al seguito imbastisce una relazione sentimentale con Nadia, bella traduttrice russa: l'ultima sera di permanenza, l'intervento di Don Camillo impedisce al giornalista di "concludere" carnalmente la relazione. Sarà proprio questa mancanza di conclusione che convincerà il giornalista a scendere all'ultimo momento dall'aereo che li avrebbe riportati in Italia per stare con la ragazza, che poi sposerà e porterà in Italia. Emblematica la frase di commiato che il giornalista, scendendo dall'aereo, rivolge a don Camillo: "Si, ma tanto a te ti ritrovo! Me l'ha fatta rispettare... e la prima che rispetti, ti incastra!".
Per impedire al sindaco russo di rientrare a casa dopo l'Opera (e sorprendere don Camillo ed il prete in attività religiose), Peppone lo sfida alla "gara della vodka": Peppone vince, ma ha bevuto così tanto che si sente male e deve essere chiamato il medico russo il quale gli dà pillole e gli fa firmare una richiesta di ricovero. Peppone è colto da "sbornia triste": piange perché non vuole essere "lasciato solo a morire come un cane, lontano da casa mia, in questa terra straniera": ingurgita perciò tutto il boccettino di pillole. Il giorno dopo si parte per tornare in Italia ma Peppone viene fermato dal medico: è arrivata l'ambulanza per il ricovero. "Partito non vuole responsabilità" - "Ma io ora sto bene" - "qui dice che no (indicando il foglio firmato da Peppone), compagno Buottazzi, da questa parte prego!" E così Peppone, di malavoglia, viene ricoverato.
Mentre l'ambulanza si allontana, Don Camillo sbeffeggia il burocrate russo, pensando che questi non capisca l'italiano, dicendo: "Sì... E quando capisce, questo?!"; ma il burocrate risponde in un perfetto italiano: "Sempre, reverendo! Ho sempre capito tutto quello che dicevi. Nostro servizio informazioni migliore di tutto il mondo: sapevamo chi eri da prima che tu partissi. Ma non abbiamo segreti, per nessuno. Dillo al Papa. Digli che da noi non si sta così male. Digli che venga a farci visita! Buon viaggio!". Don Camillo, stupito e spaventato, scappa di corsa sull'aereo. Il gruppo, menomato di Peppone e del giornalista, rientra così in Italia.
Passano le settimane, e dalla Russia arrivano cartoline di Peppone: lavaggio del rene e protesi dentaria sono due delle cure che riceve. Poi anche le cartoline si interrompono, di Peppone nessuna traccia. Alla fine del film, il vescovo sceglie Don Camillo per guidare una comitiva di religiosi negli Stati Uniti: del gruppo fa parte anche Peppone, vestito da monsignore, coi baffi tagliati e documenti falsi. Don Camillo gli chiede come pensa di convincerlo di farsi portare in USA dato che lui, non può essere sottoposto a ricatti matrimoniali, in quanto celibe. Peppone risponde con una foto, scattata in Russia, dove Don Camillo, impugnando una spilla rappresentante falce e martello, è baciato sulla bocca da una avvenente ragazza russa. "cosa ne direbbe il vescovo di questa foto? potete stracciarla se volete, ne ho altre 5 in tasca... e trentamila sono al paese, pronte per un lancio pubblicitario dall'aereo". Don Camillo cede e porta Peppone con sé, facendo notare al Cristo come Peppone senza baffi avesse proprio una "faccia da prete".
Il film si conclude con Don Camillo e Peppone (vestiti da prete) che entrano in aeroporto... proprio mentre il giornalista e Nadia, freschi sposi, rientrano dalla Russia. Il loro shock, vedendo i due vestiti da prete, che si dirigono all'aereo ridacchiando, è totale.
Paese: Italia
Video: Bianco /Nero
Durata: 117 minuti
Genere: Commedia
Tratto dal film:
Tra moglie e marito non mettere il partito. (Don Camillo)
Trama
La storia narra delle continue dispute fra Don Camillo (monsignore) e Peppone (senatore) che coinvolgono il piccolo paese di Brescello. I due già in passato avevano avuto alcune diatribe, mai superate. Il loro incontro avviene dopo 3 anni nel vagone letto di un treno. Appena tornati al paese avranno nuovi problemi da affrontare come la costruzione di una Casa popolare a discapito di una piccola cappella votiva posta su terreno della curia, che il sindaco (il Brusco) e Peppone volevano abbattere e poi strumentalizzare politicamente il fatto che presumibilmente la chiesa avrebbe rifiutato il terreno,cosa che non si verifica, a patto che gli alloggi vengano distribuiti equamente tra famiglie proposte dalla chiesa e famiglie proposte dal comune. La cappella resisterà a tutti i tentativi di abbatterla e farà parte dell'edificio; il matrimonio del figlio di Peppone che questi voleva far celebrare nella sola forma civile, mentre la moglie voleva per il figlio un matrimonio come quello che ha fatto lei con Peppone,cioè in chiesa. Peppone, per aver l'assenso del padre della futura nuora, uomo "della banda del prete" alla forma civile,invalido, gli offre un posto di usciere in comune. Don Camillo, per contrastare invece promette che gli farà avere la concessione di una pompa di benzina. Alla fine ci sarà il solito compromesso, dovuto anche al fatto che Peppone vince al totocalcio (come poi vedremo) e non sa come ritirare il premio senza essere scoperto: Don Camillo lo aiuterà nell'intento strappando la promessa di un matrimonio anche in forma religiosa,che sarà riservatissima in una chiesina di campagna (con Peppone che,ricattato tramite vecchie foto giovanili che lo ritraevano mentre faceva la comunione,a dispetto della sua sbandierata fama di ateo mangiapreti dalla nascita, sarà costretto a far anche da chierichetto) mentre la cerimonia civile sarà in pompa magna in municipio. Questo episodio ricorda lo sposalizio dell'Avvocato Maralli, socialista e ateo, con Virginia, di famiglia borghese e cattolica, de "Il giornalino di Gianburrasca". Dovrà poi cercare di riconciliare due coniugi, lui meridionale e conservatore, lei del posto e comunista militante, (che tra l'altro una volta aveva rubato i vestiti al prete mentre faceva il bagno nel Po durante un afoso pomeriggio estivo per tenerlo bloccato affinché non potesse darsi da fare per far avere al futuro consuocero di Peppone la promessa pompa di benzina) e che per la politica trascurava la famiglia. Per riuscirci dovrà ricorrere ad un modo piuttosto brutale e sleale: con l'aiuto del marito metterà un sacco in testa alla donna, la legherà, le toglierà le mutande e le dipingerà le terga di rosso col minio lasciandola poi in un bosco: la popolazione (tranne, ovviamente i compagni di partito) più che inorridire per il gesto, ci troverà del comico e la poveretta non avrà più il coraggio di uscire di casa per non essere presa in giro. Poi avrà a che fare con la clamorosa vincita di Peppone al totocalcio: egli, per paura di essere scoperto e dover poi dare in gran parte il denaro al partito deve fare in modo che ciò non accada. Ma Don Camillo riesce a scoprirlo lo stesso, notando che il nome scritto sulla schedina vincente e riferito dai giornali, "Pepito Sbazzeguti", altro non è che l'anagramma di Giuseppe Bottazzi, il suo vero nome. Don Camillo si offre però di aiutarlo: andrà lui a ritirare il premio, e tornando al paese in tarda sera e promettendo di consegnare la vincita l'indomani.Ma durante la notte, Peppone non resiste dalla voglia di vedere la vincita e va a trovare il parroco,poi ci porta sua moglie,poi questa gli mette in testa l'idea che se durante la notte Don Camillo dovesse avere un "colpo" egli non potrebbe dimostrare che i soldi in possesso del prete in realtà sarebbero i suoi, e torna disturbare in canonica per la terza volta ritirando finalmente il denaro. Il film si conclude con il ritorno dei due protagonisti nella capitale, richiamati a forza dai loro superiori di chiesa e di partito.
Nel frattempo nella città di Brescello l'avversario di sempre di don Camillo, Peppone, si ritrova ad affrontare molti problemi e non ha neanche l'aiuto del nuovo parroco. Solo il ritorno di don Camillo porrà fine alle dispute che coinvolgono anche un proprietario terriero (Cagnola), che non voleva cedere parte delle sue terre per costruire un argine sul Po, per prevenire alluvioni, e che, in un alterco, ferisce il compagno "Nero" credendo di averlo addirittura ucciso e viene ferito a sua volta da Peppone, che anch'esso teme di averlo ammazzato. Entrambi per avere un alibi si rivolgono a Don Camillo nel suo esilio a Montenara. Don Camillo riesce a calmare la situazione, strappando la promessa a Cagnola che egli avrebbe ceduto le terre necessarie per fare l'argine. Per questo fatto, Peppone si rivolge al vescovo per farsi rimandare Don Camillo a Brescello, e viene accontentato, con l'ammonimento da parte del prelato, che poi non venga più a lamentarsi se riceverà ancora tavolate in testa. Al ritorno al paese Don Camillo dovrà porre fine ad una rissa alla casa del popolo scoppiata al termine di un incontro di Boxe, organizzato appositamente in contemporanea con l'arrivo del parroco alla stazione, per evitare ad esso un bagno di folla che sarebbe stato "il trionfo della reazione"Poi accade che Cagnola si rimangia la promessa delle terre, ritenendo l' argine inutile per prevenire alluvioni, che puntualmente si verificheranno subito, e in modo tale che anche l'argine eventualmente costruito non sarebbe servito a niente. Anche il "Nero" se la cava, ma il vecchio medico del paese, il dott. Spiletti, conservatore ma amato dal popolo per la sua professionalità sempre dimostrata verso tutti e senza distinzione politica, dato per morente varie volte, ma sempre "resuscitato" puntualmente, propone a questi di vendergli l'anima "se non credi all'anima vendimela, se non ce l'hai davvero, vorrà dire che ci ho rimesso i soldi, ma se ce l'hai diventa mia". Il Nero tra mille dubbi, pensando anche che non sia giusto vendere qualcosa che non ha, l'anima appunto, si lascia però convincere. Ciò gli procurerà un serio problema psicologico che lo turberà per parecchio tempo, finché non interverrà Don Camillo stracciando il contratto regolarmente stipulato per la vendita dell'anima e bruciando le banconote ricevute dal Nero, (che voleva restituire al dottore) come sacrileghe. Don Camillo avrà poi a che fare con Marchetti, un ex gerarca fascista del posto (impersonato da Paolo Stoppa), tornato al paese in incognito dopo averlo lasciato dopo la guerra, travestito da indiano a carnevale, che viene riconosciuto da Peppone che ben ricorda l'olio di ricino fattogli bere durante il ventennio. L'ex gerarca si rifugia in canonica, ma anche Don Camillo aveva lo stesso tipo di conto in sospeso. Finirà che prima Peppone berrà dell'olio di ricino, da lui stesso comprato per rendere pan per focaccia all'ex camicia nera, sotto la minaccia di un fucile strappato a Don Camillo e ritenuto carico da parte del fascista, poi sarà questi a bere con la forza quell'olio, il fucile infatti era scarico e sarà facilmente sopraffatto dal prete e poi cacciato, infine il Cristo imporrà a Don Camillo di bere l'olio anche lui, per la violenza usata. Altri problemi Don Camillo li avrà col figlio di Peppone, svogliato a scuola e per questo messo in collegio da cui scappa sovente, riuscirà a parlargli e a convincere il padre di riportarlo a scuola al paese, dove in una lite col figlio di Cagnola viene ferito gravemente, ma riesce a guarire anche per le preghiere del parroco; e con la sfida tra gli orologi del campanile e della casa del popolo:per evitare che nessuno dei due sia in ritardo rispetto all'altro, il parroco e Peppone spostano continuamente in avanti le lancette dei rispettivi orologi, ottenendo che non si sa più che ora sia in paese. L'alluvione arriverà e sarà tremenda, ma Don Camillo resterà sulla torre campanaria, che svetta sul paese completamente allagato e da là manderà messaggi di conforto e di speranza alla popolazione sfollata.
« Don Camillo, buttalo via! »
(Il Crocifisso, riferito al bastone che Don Camillo tiene fra le mani e di cui vole servirsi per dare una lezione a Peppone)
« Ma non è mica di noce, Signore, è di pioppo! Leggero, morbido... »
(Don Camillo)
Entrambi tentano di ostacolarsi in ogni maniera benché poi riescano spesso a trovare un accordo nelle loro liti. Diverse volte Don Camillo viene rimproverato dal crocefisso dell'altare maggiore della chiesa a causa del suo temperamento focoso.
Alcune ragioni degli scontri sono:
il battesimo del figlio del sindaco (che Peppone voleva chiamare Libero Antonio Lenin);
l'inaugurazione della Casa del Popolo;
lo sciopero delle maestranze agricole;
una partita di calcio organizzata per celebrare l'inaugurazione del campo sportivo della Città Giardino;
il matrimonio contrastato tra due giovani, lui (Mariolino) figlio di comunisti, lei (Gina) figlia di ricchi possidenti terrieri.
Alla fine, a causa di una rissa generale, Don Camillo viene inviato a fare il parroco in un paesino di montagna: la punizione gli è inferta dal Vescovo perché ha partecipato, abbattendo dodici avversari, alla rissa scatenatasi in paese la sera delle nozze di Gina e Mariolino.
Pur essendo in totale contrapposizione ideologica, parroco e sindaco si rispettano e non esitano ad intervenire in favore dell'altro o a rendere omaggio all'avversario, riconoscendone il valore; un episodio emblematico è il finale del film, quando sindaco, giunta comunale e banda del paese vanno alla stazione a salutarlo e ad augurargli pronta guarigione (in realtà tutti sanno che Don Camillo viene mandato via per punizione, ma nessuno lo vuole ammettere) ed un rapido ritorno al paese.
domenica 31 ottobre 2010
Inizialmente è stato presentato in Italia con il titolo di " IO e le donne".
" Non ti stavo pedinando: ti seguivo a distanza non perdendoti di vista".
Partendo dal loro primo incontro, Alvy spiega l'evoluzione del loro amore, dalle prime fasi di felicità al deterioramento, fino alla definitiva rottura.
domenica 24 ottobre 2010
"Non tutti i gatti randagi vanno in Paradiso"
Raffaele però si innamora della storica compagna di giochi Lucia (Sylva Koscina), nipote di Emilio, rivista al suo ritorno in paese. Raffaele ed Emilio si coalizzano contro la prepotenza di nonna Sabella e riescono ad ingannarla. Con la complicità del parroco, infatti, Emilio sposerà in gran segreto l'antica fidanzata. Nonna Sabella dovrà quindi accettare il matrimonio della sorella e benedire il matrimonio del nipote con la sua storica compagna. Ma Sabella si prenderà la sua rivincita, costrigendo i due sposini ad ospitarla nel viaggio di nozze verso Roma.
sabato 2 ottobre 2010
domenica 26 settembre 2010
Ideato e diretto da Alessandro Blasetti per festeggiare il 25º anno della sua attività (il suo esordio fu nel 1927 con la fondazione della rivista Cinematografo al quale seguì l'anno successivo la regìa del suo primo film, Sole) venne proiettato in prima assoluta il 20 agosto 1952, nella serata inaugurale della XIII° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e nelle sale uscì un mese più tardi con grandissimo successo di pubblico.
Lo si ricorda soprattutto perché Vittorio De Sica, nei panni di un avvocato difensore d'ufficio delle grazie della popolana Gina Lollobrigida, coniò il termine maggiorata fisica che segnò un'epoca. Il film avrà un seguito, molto tartassato dalla censura, Tempi nostri (1954).
Episodio Ballo Excelsior: Ricostruzione filmata del ballo allegorico di fine secolo del compositore Romualdo Marenco rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano l'11 gennaio 1881.
2° Episodio: Meno di un giorno: Due amanti, per motivi contingenti, riescono a vedersi in una stanza d'albergo una volta al mese per poche ore, ma a causa di alcuni contrattempi non riescono a consumare il loro rapporto.
3° Episodio: Il tamburino sardo: Durante la prima guerra mondiale combattuta contro gli austriaci un ragazzino nel consegnare un importante messaggio al comando italiano viene colpito e perde l'uso di una gamba.
4° Episodio: Questioni d'interesse: Due contadini si accapigliano per il possesso di sterco da concime.
5° Episodio: L'idillio: Tenero idillio estivo tra due bambini di famiglie dell'alta borghesia. Guido, a causa di un bacio dato alla dolce francesina Filli, si domanda se tale atto l'ha messa incinta e teme anche per la sua cameriera, che ha avuto un bambino senza essere sposata. Con la fine dell'estate arriva anche la dolorosa separazione.
6° Episodio: La morsa: Un commerciante scopre il tradimento della moglie con il suo socio in affari. Rientrato a casa, dapprima fa finta di niente, poi con una scusa manda via la cameriera e, dopo aver costretto la moglie al perdono, la induce a togliersi la vita.
7° Episodio: Pot-pourri di canzoni (Lo specio me ga dito, Oh Trieste, oh Trieste benedetta, Musica proibita, Un peu d'amour, Le valse bleu, Baciami baciami, Santa Lucia e Tripoli bel suol d'amore): Storia di un corteggiamento e matrimonio felice, allietato dalla nascita di un figlio e concluso con la partenza del marito per la guerra, dalla quale forse non ritornerà.
8° Episodio: Il processo di Frine: Una popolana viene processata per aver tentato di avvelenare insieme marito e suocera. Grazie alla sua prorompente bellezza, l'avvocato difensore nominato d'ufficio riesce con una ispirata e veemente arringa a ribaltare la situazione, trascinando pubblico e giurati dalla parte dell'imputata.
giovedì 16 settembre 2010
mercoledì 15 settembre 2010
Lina (Marina Confalone):
Proprio per questo, me l'avete sempre messo nel didiettro, con rispetto parlando…
Gina (Cinzia Leone) :
Ma cosa lascio stare se poi mi viene su con un c**o che fa provincia!
- Lina (Marina Confalone), che lavora nella biblioteca comunale, il marito Michele (Tommaso Bianco) che fa il geometra all'ufficio tecnico di Teramo e il figlio Mauro (Riccardo Scontrini);
- Milena (Monica Scattini) e Filippo (Renato Cecchetto), maresciallo maggiore dell'Aeronautica. Coppia impossibilitata ad avere figli;
- Gina (Cinzia Leone), Alessandro (Eugenio Masciari), impiegato delle Poste di Modena e la figlia Monica (Eleonora Alberti) che ha come massima ambizione quella di diventare una ballerina di Fantastico. Gina ha una relazione segreta con Michele, marito di Lina;
- Alfredo (Alessandro Haber), single e professore d'italiano in un istituto femminile. Anche se nel film si scoprirà che convive da 10 anni con una guardia giurata di nome Mario.
Durante i festeggiamenti, i due anziani coniugi chiedono ai figli di prendersi cura di loro in cambio dell'eredità. I figli non sono d'accordo. Inizialmente cercano di convincere Alfredo, l'unico fratello che non è ancora sposato, a occuparsi degli anziani genitori. Dopo che Alfredo rivela ai fratelli di essere gay e di convivere da diversi anni con un uomo, si scatena una vera e propria guerra fratricida senza esclusione di colpi, per decidere chi dovrà occuparsi degli anziani genitori.
Alla fine, di comune accordo, decidono che è meglio sbarazzarsi dei genitori uccidendoli con una stufa a gas manomessa per esplodere la notte di capodanno.
La voce narrante del film è il bambino, Mauro (Riccardo Scontrini). Tale scelta serve quasi a stemperare l'humor nerissimo della pellicola. Ed è proprio il bambino, nel tema di fine vacanza letto a voce alta in classe, a rivelare il crimine, scrivendo che la stufa incriminata non era difettosa perché vecchia, dal momento che era stata un regalo fatto la mattina stessa dai suoi parenti.
La commedia è strutturata in 2 parti. Nella prima vengono ripresi stilemi e caratteristiche della commedia realistica di costume che verranno utilizzati poi nella seconda come veri e propri "detonatori" fino al feroce cinismo della conclusione del film.
Fa da cornice alla trama uno scorcio di cultura e tradizioni popolari abruzzesi, che si evince dalle usanze tipiche natalizie della città di Sulmona ed anche da alcune frasi dialettali pronunciate nel corso del film (come la tipica imprecazione, esclamata da nonna Trieste "Chi sci 'ccise la còcce!") . In una scena del film, dalla televisione di casa, compare la cantante Loredana Bertè, oggetto di commenti da parte dei protagonisti, a riprova della connotazione culturale piccolo-borghese tipica di una famiglia provinciale.
Questa pellicola mi è particolarmente cara. Ogni volta che la vedo non faccio altro che rendermi conto di alcune realtà!
domenica 12 settembre 2010
Come l'acqua per il cioccolato è un film del 1992 diretto da Alfonso Arau con Marco Leonardi e Lumi Cavazos.
Paese: Messico
Durata: 105 minuti
Video: colore
Genere: drammatico
Titolo originale: Como agua para chocolate
Tratto dal film:
Sembrava che per uno strano fenomeno d'alchimia non solo il sangue di Tita ma tutto il suo essere si fosse sciolto nella salsa di rosa, nella carne delle quaglie e in ogni aroma del cibo e in questa maniera l'essere di Tita penetrava nel corpo di Pedro, voluttuoso, profumato, caldo e irresistibilmente sensuale. Sembrava che avessero scoperto un nuovo codice di comunicazione, nella quale Tita era l'emittente, Pedro il ricevente e Geltrude, la fortunata, nella quale si sintetizzava questa relazione sessuale per mezzo del cibo.
Trama:
Tratto da un romanzo piccante (1989) in 12 puntate con ricette, amori e rimedi casalinghi di Laura Esquivel. L'azione si svolge nel Messico del primo Novecento, scompigliato dai venti della rivoluzione. Tita, ultima di tre figlie, è destinata a non maritarsi per accudire la dispotica madre. Così, pur di starle vicino, l'amato Pedro si rassegna a esserle cognato, sposando la sorella maggiore Rosaura.
lunedì 6 settembre 2010
« Dorothy: E come fai a parlare se non hai il cervello?Lo spaventapasseri: Ah non ne ho idea... ma c'è un mucchio di gente senza cervello che chiacchera sempre". »
(Dorothy e lo spaventapasseri)
« Il leone: Guardate che occhiaie che ho, sono secoli che non riesco a dormire.Uomo di latta: Hai mai provato a contare le pecore?Il leone: E' tutto inutile... ho paura anche di loro". »
(Il leone e l'uomo di latta)
« "Tu mi credi senza dubbio Toto, non è vero? Finalmente siamo tornati a casa... sì a casa! Non c'è posto più bello della propria casa". »
(Dorothy)
Il film è ispirato a Il meraviglioso mondo di Oz, il primo dei tredicilibri di Oz dello scrittore statunitense L.Frank Baum. Regista della trasposizione cinematografica è Victor Flaming, noto anche per Via col vento, uscito nello stesso anno, mentre la protagonista (Dorothy Gale) è Judy Garland, una delle attrici di maggior successo dell'epoca.
Il film ha ricevuto molti riconoscimenti ed è considerato un classico della storia del cinema.
La nota canzone Over the Raimbow (musica di Harold Arlen, parole di E.Y. Harburg e interpretata dalla protagonista Judy Garland) è stata successivamente reinterpretata da molti artisti e usata in diversi ambiti.
Il mago di Oz è soggetto ad un frequente accostamento con il film Via col Vento, entrambi distribuiti dalla Metro Golden Mayer, per via di diversi fattori che le due opere condividono: l'anno di realizzazione, il gigantismo e la complessità della produzione, i frequenti cambiamenti nel cast e nello staff, l'uso del Tecnicolor e il grande successo di pubblico. In particolare il primo regista de Il mago di Oz, George Cukor, fu allontanato dal set dopo un breve periodo (e sostituito da Victor Fleming) per essere assoldato come regista di Via col Vento, dove venne poi nuovamente sostituito dallo stesso Fleming, accreditato come regista di entrambi i film.
Dorothy, tornata alla fattoria, chiede aiuto ai due zii, cercando di giustificare l’amato cagnolino. Questi però sembrano troppo occupati per ascoltarla, una vecchia incubatrice infatti si e rotta e stanno perdendo parecchi pulcini. Dorothy, sentendosi inascoltata, decide dunque di andare a parlare con i tre contadini che lavorano alla fattoria, Zeke, Hickory e Hunk. Anche loro sono però troppo occupati e non possono ascoltarla, solo Hunk risponde alla ragazzina, ribadendo che, secondo lui, lei ha la paglia al posto del cervello, Hickory difende Dorothy sostenendo che la Gulch sia senza cuore a prendersela sempre con lei. Zeke invece, mentre dà il mangime ai maiali, consiglia a Dorothy di prendersi di coraggio e gridare in faccia alla sig.ra Gulch tutto quello che pensa di lei. Ma proprio lui, non appena la ragazzina cade all’interno del porcile, dimostra di essere un gran fifone.
La zia Emma, di fronte all’ennesima richiesta d’aiuto della nipote, le chiede di viaggiare meno con la fantasia e di trovarsi in un posto dove stare tranquilla. Dorothy allora, nella celebre canzone “Over the Rainbow”, sogna di trovarsi in un mondo magnifico, dove il cielo e gli uccellini sono azzurri, dove tutti possono vivere felici.
Proprio in quel momento, in bicicletta, arriva alla fattoria la signora Gulch. La megera si reca dalla zia Emma e dallo zio Henry, ha infatti ottenuto il permesso dallo sceriffo per sequestrare ed abbattere Toto. Dorothy va su tutte le furie ma non può fare nulla per salvare il cagnolino, la zia Emma è costretta a consegnarlo alla signora Gulch. Mentre però questa, sempre in bicicletta, sta recandosi dallo sceriffo, Toto, che era stato rinchiuso in un cestino, riesce a fuggire e a tornare dalla padroncina.
Dorothy decide allora di andar via di casa insieme al cagnolino, alla ricerca di un nuovo posto dove vivere. Durante il tragitto incontra un particolare individuo, il professor Meraviglia, un mago da strapazzo che vive all’interno di un carretto. Questi, facendo credere alla ragazzina di poter vedere il futuro, la convince a tornare a casa senza far impensierire i due poveri zii. Dorothy ascolta i suoi consigli e torna indietro. Un forte vento inizia ad abbattersi sulla prateria.
Dorothy, tornata in casa, non trova nessuno e decide dunque di chiudersi nella sua stanza. Una finestra la colpisce sulla testa, facendola svenire. All’esterno della casa la ragazzina, , persino una vecchia sulla sedia a dondolo. Appare anche la signora Gulch, sulla sua bicicletta, che, all’improvviso, si trasforma in una strega. La casa viene trascinata via dal tornado, precipitando e atterando al suolo poco dopo con un boato.
Dorothy esce all’esterno e si ritrova in un mondo colorato, con delle piccole casette e una stradina dorata.
Al comparire di una nuvola rossastra appare la strega crudele dell’Ovest, sorella della deceduta. La megera tenta a tutti i costi di prendere le scarpe che la sorella porta ai piedi, delle strane scarpette rosse luccicanti. Non appena la strega si avvicina queste scompaiono, ricomparendo così ai piedi di Dorothy che, avendone ucciso la proprietaria, ne è ora la padrona. La strega dell’Ovest, su tutte le furie, prima di sparire nel nulla, giura di vendicarsi sulla ragazzina e sul suo cagnolino.
Dorothy, terrorizzata, chiede aiuto a Glinda che consiglia alla giovane di raggiungere il mago di Oz che, con i suoi poteri, potrà ricondurla a casa. Seguendo un bizzarro sentiero dorato giungerà al suo cospetto. Dopo aver salutato i Mastichini, Dorothy inizia il suo lungo viaggio verso la città di smeraldo, capitale del regno di Oz.
Proseguendo nel cammino, giungono nei pressi di un frutteto, dove sorgono degli alberi colmi di bellissime mele. Dorothy affamata cerca di afferrarne una ma uno degli alberi risponde alla provocazione dandole uno schiaffo. Lo spaventapasseri però, utilizzando l’astuzia, li critica, reputando le loro mele orribili. Gli alberi si infuriano e, volendoli colpire, gli lanciano addosso i propri frutti. Il piano dello spaventapasseri è andato dunque a buon fine e Dorothy può sfamarsi.
Mentre raccoglie però una delle mele si trova davanti una strana scultura di latta, un uomo con in mano un’accetta. Questi è in realtà un essere vivente, rimasto immobilizzato a causa di una pioggia torrenziale che l’ha arrugginito. Dorothy e lo spaventapasseri decidono di aiutarlo versando dell’olio sulle sue giunture e permettendogli di muoversi liberamente. Il boscaiolo di latta ringrazia i due viandanti per la cortesia e dichiara loro di essere molto triste perché senza cuore. Dorothy gli consiglia dunque di venire con loro per chiedere così al mago di Oz un cuore.
L’omino di latta accetta la proposta della ragazzina ma la strega dell’ovest ferma il loro viaggio, minacciando di distruggere Dorothy e i suoi due compagni. La ragazzina ha paura ma, grazie al conforto dei suoi due amici decide di proseguire il viaggio.
I tre si ritrovano adesso in una foresta tenebrosa, colma di bestie selvatiche. Proprio una di esse, un leone, piomba contro i viandanti, insultandoli e minacciandoli. L’uomo di latta e lo spaventapasseri non sanno cosa fare per sconfiggerlo, immobilizzati come sono dalla paura, è Totò a difendere la padroncina. Il leone, di fronte all’abbaiare del cagnolino, decide di inseguirlo ma viene fermato da Dorothy, che lo schiaffeggia. Il leone comincia allora a piangere perché ha paura della ragazzina, le confessa inoltre di essere un gran fifone e di aver persino paura della propria ombra.
I quattro viaggiatori, dopo aver attraversato indenni i campi di papavero, giungono così di fronte l’enorme portone della città, dove un bizzarro guardiano, vestito di verde, vieta loro il passaggio. Dopo aver visto che Dorothy porta con sé le scarpette della strega dell’est, decide di farli entrare nella capitale del regno di Oz, città gigantesca, colorata di verde smeraldo. Lì vengono accolti da un altro uomo, anch’egli vestito di verde, dalla testa ai piedi che, su un carro trainato da un cavallo multicolore, li conduce in una “beauty farm” per farli riassettare dopo le fatiche del viaggio.
Mentre i quattro si rifocillano la strega dell’Ovest giunge con la sua scopa nella città di smeraldo, scrivendo nel cielo, con un fumo nero, una frase: “Arrenditi Dorothy”. La popolazione della città di smeraldo corre verso il mago di Oz per chiedere aiuto. Un guardiano li ferma e placa i loro animi. Dorothy gli chiede dunque di poter vedere il mago ma questi è occupato e non può accoglierli. La ragazzina comincia a piangere per la disperazione e il guardiano, commosso, decide di farli entrare al cospetto del mago di Oz.
Questi fa spaventare con il suo aspetto da Testa gigante e i propri trucchi i quattro viandanti, specialmente il Leone, che sviene quando viene chiamato (e dopo il colloquio scappa da una finestra). Il mago ordina a Dorothy e ai suoi amici di recarsi nel castello della strega dell’Ovest e di portarle via la scopa, solo così potranno avere ciò che chiedono.
La giovane viene condotta in presenza della strega, che vuole impossessarsi a tutti i costi delle scarpette appartenute alla sorella. Scopre però che non può farlo senza prima uccidere la ragazza, decide dunque di studiare un modo per eliminarla senza distruggere il potere delle scarpe: imprigiona la ragazza in una stanza e mette in funzione una Clessidra dalla sabbia rossa, sostenendo che quando la sabbia finirà di scorrere, Dorothy morirà. Totò riesce intanto a fuggire dalle grinfie di Nikko e dei suoi uomini. Il cagnolino raggiunge lo spaventapasseri, il leone e l’uomo di latta, guidandoli così verso il castello della strega.
I tre riescono ad eliminare alcune guardie della strega e a travestirsi con le loro armature, infiltrandosi così all’interno del palazzo della strega. L’uomo di latta sfonda la porta della stanza in cui è imprigionata Dorothy, riuscendo a liberarla. La strega però riesce a metterli in trappola. Lo spaventapasseri, usando l’intuito, fa cadere un enorme lampadario sulla testa delle guardie, riuscendo così a scappare dalle loro grinfie. Corrono intorno al castello ma alla fine vengono circondati.
La strega decide di divertirsi con loro, così dà fuoco allo spaventapasseri. Dorothy tenta di salvarlo, gettando dell’acqua sul fuoco. Colpisce però la malvagia strega che, essendo insofferente all’acqua, si scioglie. Nikko e gli altri scagnozzi della maga, vedendo la propria padrona distrutta, onorano la ragazzina e le consegnano la scopa della strega, grazie alla quale potrà ricevere i doni dal mago di Oz.
Questi riesce però ad esaudire i desideri degli amici di Dorothy: lo spaventapasseri ha dimostrato di essere molto intelligente, ha solo bisogno di un attestato che confermi la propria cultura; il leone, benché fifone, ha saputo affrontare pericoli per salvare Dorothy, è dunque premiato con una medaglia; l’uomo di latta si è dimostrato di buon cuore, disponibile e affettuoso, gli viene dunque donato un orologio a forma di cuore che gli ricordi come, benché privo di un cuore vero, egli sappia comunque amare.
Il mago decide però di aiutare anche Dorothy, rispolverando la sua vecchia mongolfiera per tornare in Kansas con la ragazzina e assegna ai tre amici di Dorothy di diventare i nuovi reggenti della città. Mentre il popolo acclama il proprio sovrano in partenza, Dorothy saluta gli amici e sale sul pallone volante. Toto però scende da esso per inseguire un gatto. Il mago di Oz non riesce a fermare la mongolfiera che parte senza Dorothy e il suo cagnolino. Ad assicurare il ritorno a casa per la ragazzina è Glinda, che gli rivela come siano le scarpette della strega dell’Est, battute tre volte, a poter esaudire i desideri. Dorothy, felice, può così tornare nel Kansas.
Si ritrova nel proprio letto, circondata dalla zia Emma, dallo zio Henry, Zeke, Hickory ed Hunk e perfino dal professor Meraviglia. Riconosce allora nei tre contadini il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri e nel professor Meraviglia il mago di Oz.
Una leggenda metropolitana molto macabra e rimasta in piedi per molti decenni vuole che uno dei nani chiamati ad interpretare i mastichini si suicidò impiccandosi durante le riprese; la produzione temendo uno scandalo ed eventuali ritorsioni sulla produzione soffocò la notizia. L'impiccagione del nano è visibile sullo sfondo di una scena del film, molti filmati su youtube riportano la scena incriminata con ingrandimenti che mostrano qualcosa di strano.La voce venne smentita dopo il restauro del film, nel quale si nota benissimo che lo strano oggetto, simile a un nano che si impicca, è in realtà un grosso uccello (simile a una gru o a una cicogna) che si muove e apre le ali. Tuttavia questa smentita non è stata globalmente accettata da tutti.
Un'altra leggenda metropolitana vuole che guardando il film e ascoltando contemporaneamente l'album "The Dark Side of the Moon" dei Pink Floyd, qualcuno dice il contrario, si noti una strana sincronia. Tuttavia questa leggenda è ritenuta palesemente fasulla perché l'album dura meno di 50 minuti mentre il film supera i cento, inoltre il gruppo ha smentito ogni sincronia volontaria fra le due opere.
domenica 5 settembre 2010
Regia: David Hand, Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben Sharpsteen
Durata: 83 minuti
Mago dello specchio magico, sorgi dallo spazio profondo. Tra vento e oscurità io ti chiamo! Parla! Mostrami il tuo volto!
E per darmi la prova che tu l'hai davvero uccisa mi porterai il suo cuore qua dentro!
- Vi metto in guardia: se la regina la trova qui, si infurierà e si vendicherà su di noi... - Oh, ma lei non sa dove mi trovo... - Non lo sa, eh? Lei sa tutto. E' maestra di magia nera. Riesce perfino a rendersi invisibile.
Ecco le armi subdole di cui vi parlavo. Ma state attenti: date alla donna un dito e si prenderà tutto il braccio.
Polvere di mummia per invecchiare... per annerire le vesti il nero della notte... per arrochire la voce risata di strega... per imbiancare i capelli un urlo di terrore... turbine di vento per agitare il mio odio... schianto di folgore per mischiare il tutto... e adesso, filtro, compi la tua magia...
Immergi il frutto nel veleno che fino al cuore ne sia pieno... Guarda: ora appare già il simbolo di ciò che dà. Fatti bella per tentarla e per sempre addormentarla.
Quando lei l'addenterà, nel sonno mortale piomberà e soffocata cadrà nell'oblio: allora la più bella sarò io! Ah ah ah ah...
Oh che bella seggiolina! Ma ci sono sette seggioline: ci devono essere sette bambini. E a vedere questa tavola, sette bambini molto disordinati. Oh, un piccone? E c'è anche un calzino! E una scarpa! Oh, che pila di piatti sporchi! Oh, e guardate quella scopa! Qui nessuno ha mai spazzato! Possibile che la loro mamma... oh, forse non hanno la mamma. Sono orfani? Poveri piccini!
È stato, infatti, il primo lungometraggio d'animazione prodotto da Walt Disney distribuito nelle sale americane dalla RKO Radio Pictures il 21 dicembre 1937, che con molta fatica ha portato nei cinema di tutto il mondo uno splendido prodotto, per qualità e fattura, tratto dall'omonima fiaba dei fratelli Grimm.
Interamente creato con mezzi artigianali (disegni a mano) e con gli sfondi realizzati con la tecnica dell'acquerello, ripropone la trama dei fratelli Grimm aggiungendo un finale più romantico (il bacio del principe che risveglia Biancaneve) ed un maggiore approfondimento dei personaggi e, soprattutto, dando un nome ai sette nani (Dotto, Gongolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Mammolo e Pisolo). Di questa riduzione fu molto criticata la figura della strega, a causa della sua caratterizzazione fortemente negativa rispetto all'immaginario infantile. La scelta di Disney, però, era coerente con il messaggio di fondo che l'autore voleva inviare al suo pubblico, che pragmaticamente supponeva composto anche da adulti: il bene è sempre preferibile al male, e quindi quest'ultimo deve essere descritto come abominevole e terribile.
Per la regia di David Hand, la sceneggiatura è opera di un folto team composto da Dorothy An Blank, Richard Creedon, Merrill De Maris, Otto Englander, Earl Hurd, Dick Rickard, Ted Sears e Webb Smith, cui si devono i nomi dei personaggi della storia.
Il film è stato recentemente restaurato e rimasterizzato per la distribuzione nel mercato dei DVD e blu-ray.
Nel 1989 è entrato nella Lista di film preservati nel National Film Registry nella Biblioteca del Congresso.
« C'era una volta una bella principessa, di nome Biancaneve.La sua malvagia e vanitosa matrigna, la Regina, temeva che un giornola bellezza di Biancaneve avrebbe superato la sua, così ricoprì laprincipessa di stracci e la mise a lavorare come sguattera.Ogni giorno la vanitosa Regina interrogava il suo specchio magico:"Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?"E fin quando lo specchio rispondeva:"Sei tu la più bella del reame",Biancaneve restava al sicuro dalla crudele gelosia della Regina »
Biancaneve è una bellissima principessa costretta dalla malvagia regina e strega Grimilde, ad occuparsi delle faccende più umili. Un giorno la regina interrogando il suo specchio magico si sente rispondere che la più bella del reame non è più lei bensì Biancaneve.Essendo invidiosa Grimilde ordina a un cacciatore di accompagnare la fanciulla nel bosco, di ucciderla e di portarle il suo cuore, ma l'uomo all'ultimo momento non si dimostra crudele quanto la matrigna e lascia scappare Biancaneve. Persasi nella foresta la principessa raggiunge una casetta deserta e disordinata che con molta buona volontà e con l'aiuto dei suoi amici animali decide di rimettere in ordine, sperando che i suoi occupanti, al loro ritorno, le permettano di restare. I sette nani, cioè gli abitanti della casetta, una volta tornati dalla loro miniera di diamanti acconsentono ad ospitarla, avendo la fanciulla fatto breccia nel cuore di tutti loro con la sua dolcezza e bontà. Ma la regina dopo aver scoperto che Biancaneve è ancora viva decide di passare all'azione in prima persona e si tramuta in un'orribile vecchia, dirigendosi quindi alla casetta dei nani con una mela avvelenata da regalare a Biancaneve. L'ingenua ragazza accoglie la vecchia mentre i nani sono via e addenta la mela, cadendo in un sonno mortale. La perfida regina rimane però uccisa cadendo in un baratro mentre cerca di schiacciare con un masso i nani nel frattempo accorsi, avvisati dagli animali del bosco. Per Biancaneve però sembra troppo tardi: i nani nonostante tutto non se la sentono di seppellirla e la conservano in una bara di cristallo. Il Principe Azzurro che passava di là, però, riconosce in lei il suo vero amore e la bacia, risvegliandola e portandola infine al suo castello, dove vissero per sempre felici e contenti.