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martedì 25 marzo 2014

Tremate Tremate le Streghe son tornate

 
Ne hanno fatto di strada le streghe da quando il popolo le tacciava di ogni male del mondo e si liberava di loro gettandole nelle fiamme dell’Inferno, letteralmente. Almeno in tv è un fiorire di serie incentrate su questa antica creatura dotata di poteri occulti. Non accadeva in modo così dirompente da quando le sorelle Halliwell salutarono il pubblico di Streghe. Dopo qualche tentativo poco riuscito (tra cui The Secret Circle), ora le streghe sono una presenza rilevante in serie apprezzate quali The Vampire Diaries e lo spin-off The Originals, American Horror Story e Sleepy Hollow. La tv le ama così tanto che CBS si è lanciata nell’impresa coraggiosa (e frettolosa?) di riportare in onda le Halliwell, sotto altre fattezze. Una iniziativa per alcuni (incluse le protagoniste della versione originale) discutibile, sebbene Lifetime ci aveva già pensato con Le streghe dell’East End (Witches of East End), neanche a dirlo suo ultimo successo incentrato su un gruppo di donne dedite all’esercizio della stregoneria. La serie, che negli Stati Uniti sta per completare il suo primo ciclo di 10 episodi, arriva ora in Italia, ogni martedì alle ore 21:55 su FoxLife. La sceneggiatura, dettaglio non trascurabile, porta la firma di Maggie Friedman, conosciuta in tv per aver creato un’altra serie strego-centrica, Eastwick di ABC.
Ciò che accomuna Streghe e Le streghe dell’East End non è tanto la storia ma la struttura. Le protagoniste sono anche questa volta un gruppo di giovani donne legate da un rapporto di parentela e affiancate da presenze maschili che, come loro, non passano inosservate. Joanna Beauchamp (interpretata dall’attrice di Mad Men Julia Ormond) è una mamma single di Long Island. Uno spirito libero che ha tenuto le sue due figlie adulte Freya e Ingrid (Jenna Dewan-Tatum di American Horror Story: Asylum e Rachel Boston di In Plain Sight, rispettivamente), una barista con un atteggiamento sopra le righe e una timida bibliotecaria, all’oscuro di un sorprendente segreto: tutte le donne della loro famiglia sono streghe immortali. La verità viene forzatamente allo scoperto quando Freya, impegnatasi di recente con l’uomo dei suoi sogni, il ricco playboy Dash Gardiner (Eric Winter, Brothers & Sisters), si sente inspiegabilmente attratta dal fratello di quest’ultimo, l’enigmatico e tormentato Killian (Daniel DiTomasso), innescando una serie di eventi bizzarri cui è difficile dare una spiegazione. Nel frattempo, Wendy (Mädchen Amick, Twin Peaks), la sorella estraniata di Joanna che ha fatto innamorare perdutamente il galante e dolcemente timido Leo Wingate (Freddie Prinze Jr.), si presenta in città con un avvertimento che potrebbe cambiare il destino delle donne Beauchamp per sempre. Un monito legato a un micidiale e antico nemico che Freya e Ingrid, sotto la guida di Joanna e Wendy, devono contrastare, non prima di aver riconosciuto il loro vero potenziale.
Le streghe dell’East End trae ispirazione dal romanzo omonimo di Melissa de la Cruz, accolto nel 2011 con critiche positive. Quando la scorsa estate Friedman ha presentato la sua nuova creatura ai giornalisti della Television Critics Association, ha detto che a renderla diversa dalle altre serie incentrate sulle streghe è il suo approccio molto family. Poi, parlando delle simmetrie tra la serie e il romanzo, la sceneggiatrice e produttrice esecutiva ha spiegato: “E’ un po’ diversa. Il personaggio di Wendy è totalmente nuovo. Personalmente lo adoro. Lei è quella zia fuori di testa che ognuno di noi ha o avrebbe voluto avere. Un’altra differenza con il libro è che all’inizio le ragazze non sanno cosa sono”. “Ognuna ha il proprio dono e la propria maledizione”, ha aggiunto riferendosi all’immortalità di Joanna e alla breve aspettativa di vita delle sue figlie. Infatti, a causa di un anatema, Freya e Ingrid moriranno prima di compiere trent’anni, per rinascere subito dopo. Le cose pericolose che potrebbero succedere loro se lo venissero a scoprire ha preoccupato Joanna per anni e continua a farlo tuttora, mentre Wendy la pensa in modo contrario e spinge affinché le nipoti abbraccino il loro destino.
Il fatto che le sorelle Beauchamp più adulte siano essenzialmente immortali è anche un pretesto per raccontare momenti di epoche diverse. E questo ci fa capire che, narrativamente, Le streghe dell’East End ha ereditato poco altro dalle serie sue simili che l’hanno preceduta. Spiega infatti Friedman: “In Streghe c’era questa specie di mostro della settimana, mentre la nostra è una storia in divenire. Nel primo episodio incontriamo un mutaforma che assomiglia a Joanna. Non è chiaro chi sia quella persona. Spetta alla storia scoprirlo e capire cosa tutto questo abbia a che fare con i Beauchamp”. La serie, seguita ogni settimana da 3 milioni di spettatori negli Stati Uniti, gode comprensibilmente della stima del network, il qualche ha dato di recente l’okay alla produzione di una seconda stagione un po’ più lunga della prima – 13 episodi. E questo è un bene, perché, come molte serie via cavo le quali attirano subito l’attenzione per il loro approccio selvaggio, in realtà è sul lungo periodo che si fa apprezzare maggiormente. Attendere l’arrivo di Prinze nel quarto episodio è il minimo. E se non ci avete già pensato: sì, lui è il marito di quella Sarah Michelle Gellar che per sette stagioni condivise lo schermo con una delle streghe più amate di sempre, la Willow di Buffy.
Tratto dal blog Coming Soon.it

mercoledì 5 marzo 2014

Su la grande bellezza

Pur odiando la televisione, ieri sera mi sono accomodata sul divano e l'ho accesa, premendo il tasto del telecomando; preciso perché spesso ho desiderato una latta di benzina.
Ho visto il film. Credo sia superfluo dire quale.
E' felliniano e visionario, cromatico e antipatico, carnevalesco, e qui siamo ancora in tema, sebbene oggi cominci la Quaresima, eppure armonico. L'armonia che sposa maschere e persone che sempre maschere sono. Di una grande città puttana che ha affidato le chiavi a San Pietro. Di profano e di sacro. Del futuro che insegue un sorriso in un labirinto. Di un circo scintillante e maledetto.
E poi Servillo, e piace pure a me come a te Angie, faccia da schiaffi e piglio da poeta, mi ha incantata. Tanti personaggi femminili, diversi perfino nelle dimensioni. E Roma, nonostante Ignazio, come dice Giancarlo, è lo scenario più bello, storico, e invidiato dai signori della guerra che distribuiscono Oscar.
Sia lodato San Gennaro in mutande e con un pallone tra i piedi!

Di Carla Marcone
 
 
 


La Grande Bellezza

Tutti felici dell'Oscar per La Grande Bellezza, ma credo che gli italiani siano stati delusi dal film. Forse non abbiamo capito bene il film, o la trama o l'arte che si nasconde fra le scene di Roma... o forse è proprio quello che vuol descrivere questo film: "la bellezza di Roma". Vedere belle inquadratura dal "Fontanone", il Gianicolo o lo stesso attore, Tony Servillo, che cammina fra le antica "mura romane" ci ricorda la nostra storia, la nostra arte e la nostra Grande Bellezza.
Non vorrei scrivere altro su questo film perché penso che i social network, da facebook, twitter e altro, stanno spiazzando a zero il regista, l'attore e il produttore, ed io non so cosa dire. Sono stata delusa, questo è vero, perché mi aspettavo di più, di vedere un vero capolavoro. Forse è proprio Roma che ha fatto vincere l'Oscar al film, la vera bellezza italiana, come Verona, Firenze, Milano... Non so che dire... è la prima volta che in un post non so che dire... e lascio dire agli altri!!!