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mercoledì 15 settembre 2010

8.


Parenti serpenti

E' un film del 1992, diretto da Mario Monicelli con Marina Confalone, Alessandro Haber, Cinzia Leone, Monica Scattini, Pia Velsi, Paolo Panelli, Eleonora Alberti.



Una pellicola tratta dal teatro classico Napoletano con attori provenienti dal palcoscenico.


Tratto dal film:

Lina (Marina Confalone):
Proprio per questo, me l'avete sempre messo nel didiettro, con rispetto parlando…



Gina (Cinzia Leone) :
Ma cosa lascio stare se poi mi viene su con un c**o che fa provincia!



Trama:

La pellicola è ambientata in Abruzzo, a Sulmona (fatto che si evince per esempio dall'inquadratura e dalla descrizione all'inizio del film della statua del personaggio più celebre del paese, il poeta latino Publio Ovidio Nasone nativo per l'appunto di Sulmona) nel periodo delle festività natalizie. A casa dei nonni: Saverio (Paolo Panelli), appuntato dei Carabinieri in pensione, e Trieste (Pia Velsi), si riunisce la famiglia composta da quattro nuclei:
  • Lina (Marina Confalone), che lavora nella biblioteca comunale, il marito Michele (Tommaso Bianco) che fa il geometra all'ufficio tecnico di Teramo e il figlio Mauro (Riccardo Scontrini);

  • Milena (Monica Scattini) e Filippo (Renato Cecchetto), maresciallo maggiore dell'Aeronautica. Coppia impossibilitata ad avere figli;

  • Gina (Cinzia Leone), Alessandro (Eugenio Masciari), impiegato delle Poste di Modena e la figlia Monica (Eleonora Alberti) che ha come massima ambizione quella di diventare una ballerina di Fantastico. Gina ha una relazione segreta con Michele, marito di Lina;

  • Alfredo (Alessandro Haber), single e professore d'italiano in un istituto femminile. Anche se nel film si scoprirà che convive da 10 anni con una guardia giurata di nome Mario.

Durante i festeggiamenti, i due anziani coniugi chiedono ai figli di prendersi cura di loro in cambio dell'eredità. I figli non sono d'accordo. Inizialmente cercano di convincere Alfredo, l'unico fratello che non è ancora sposato, a occuparsi degli anziani genitori. Dopo che Alfredo rivela ai fratelli di essere gay e di convivere da diversi anni con un uomo, si scatena una vera e propria guerra fratricida senza esclusione di colpi, per decidere chi dovrà occuparsi degli anziani genitori.
Alla fine, di comune accordo, decidono che è meglio sbarazzarsi dei genitori uccidendoli con una stufa a gas manomessa per esplodere la notte di capodanno.
La voce narrante del film è il bambino, Mauro (Riccardo Scontrini). Tale scelta serve quasi a stemperare l'humor nerissimo della pellicola. Ed è proprio il bambino, nel tema di fine vacanza letto a voce alta in classe, a rivelare il crimine, scrivendo che la stufa incriminata non era difettosa perché vecchia, dal momento che era stata un regalo fatto la mattina stessa dai suoi parenti.
La commedia è strutturata in 2 parti. Nella prima vengono ripresi stilemi e caratteristiche della commedia realistica di costume che verranno utilizzati poi nella seconda come veri e propri "detonatori" fino al feroce cinismo della conclusione del film.
Fa da cornice alla trama uno scorcio di cultura e tradizioni popolari abruzzesi, che si evince dalle usanze tipiche natalizie della città di Sulmona ed anche da alcune frasi dialettali pronunciate nel corso del film (come la tipica imprecazione, esclamata da nonna Trieste "Chi sci 'ccise la còcce!") . In una scena del film, dalla televisione di casa, compare la cantante Loredana Bertè, oggetto di commenti da parte dei protagonisti, a riprova della connotazione culturale piccolo-borghese tipica di una famiglia provinciale.

Questa pellicola mi è particolarmente cara. Ogni volta che la vedo non faccio altro che rendermi conto di alcune realtà!

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