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domenica 26 settembre 2010

11.

Tempi nostri
(Zibaldone n°2)


Tempi nostri è un film a episodi italiano del 1954 diretto da Alessandro Blasetti, con Totò, Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Memmo Carotenuto, Maria Fiore.
Paese: Italia/Francia
Durata: 134 minuti
Video: Bianco/Nero
Genere: Commedia

Trama
Nove episodi, di cui 8 da altrettanti racconti italiani del Novecento e uno da un soggetto originale di Age & Scarpelli, collegati da scenette del Quartetto Cetra (al piano Gorni Kramer).

1) “Scena all'aperto” (da Marino Moretti con V. De Sica, E. Cegani): due anziane comparse ricordano il passato su un set;
2) “Il pupo” (da Alberto Moravia con L. Padovani, M. Mastroianni): una coppia con molti figli vorrebbe abbandonare l'ultimo;
3) “Mara” (da Vasco Pratolini con Y. Montand, Daniele Delorme): rassegnata a far la prostituta cambia vita per amore di un insegnante;
4) “Il bacio” (da Achille Campanile con Dany Robin, F. Périer): i pensieri di due innamorati non coincidono con i loro volti;
5) “Gli innamorati” (da Ercole Patti con A. Checchi, A. Arnova): chi dei due ama di più? Litigio; 6) “Casa d'altri” (da Silvio D'Arzo con M. Simon, Sylvie): dopo aver confessato al parroco la sua voglia di suicidio, un'anziana gli salva la vita;
7) “Scusi, ma...” (da Anton Germano Rossi con A. Sordi, E. Viarisio): scoperto dal marito, un amante cambia le carte in tavola;
8) “Don Corradino” (da Giuseppe Marotta con V. De Sica, E. De Filippo, M. Fiore): un irriducibile casanova trova la donna che lo incastra;
9) “La macchina fotografica” (di Age & Scarpelli con Totò, S. Loren): mentre corteggia una bellona, un fotografo è derubato del suo apparecchio.


A. Blasetti ripete la formula e, in parte, il successo di Altri tempi (1952), ispirato alla narrativa dell'Ottocento. Il migliore dei 9 è “Il pupo”, seguito da “Don Corradino”. Non sono da buttar via, salvati dagli interpreti “Mara”, “Casa d'altri” e “Scena all'aperto”. Gli altri sono sciocchezzuole insignificanti. Esiste un'edizione di 92 minuti (anche in videocassetta), priva di 3 delle 4 sciocchezzuole. Salvata la 4ª per la coppia Totò-Loren.
10.

Altri tempi

(Zibaldone n°1)

Altri tempi è un film del 1952, diretto da Alessandro Blasetti, con Aldo Fabrizi, Marisa Merlini, Mario Riva, Arnoldo Foà, Paolo Stoppa, Amedeo Nazzari, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica.

Paese: Italia
Durata: 122 minuti
Video: Bianco/Nero
Genere: Commedia

Prodotto da Carlo Civallero per la Cines, ha per sottotitolo Zibaldone n. 1 ed è composto da 8 episodi, più uno di collegamento e di raccordo ("Il carrettino dei libri vecchi"), tratti dalla novellistica dell'Ottocento, che tratteggiano un quadro dell'Italia del periodo non molto dissimile a quello nel quale la pellicola fu concepita: adulteri non consumati e tradimenti più o meno nascosti, teneri idilli bruscamente interrotti e partenza dei soldati per la guerra, litigi per futili motivi e processi per tentato avvelenamento del coniuge.
Ideato e diretto da Alessandro Blasetti per festeggiare il 25º anno della sua attività (il suo esordio fu nel 1927 con la fondazione della rivista Cinematografo al quale seguì l'anno successivo la regìa del suo primo film, Sole) venne proiettato in prima assoluta il 20 agosto 1952, nella serata inaugurale della XIII° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, e nelle sale uscì un mese più tardi con grandissimo successo di pubblico.
Lo si ricorda soprattutto perché Vittorio De Sica, nei panni di un avvocato difensore d'ufficio delle grazie della popolana Gina Lollobrigida, coniò il termine maggiorata fisica che segnò un'epoca. Il film avrà un seguito, molto tartassato dalla censura, Tempi nostri (1954).

Questo è in genere considerato il primo (o uno tra i primi) film a episodi con titoli singoli per ogni segmento, strutturazione che in seguito prese piede con il filone del film a episodi negli anni sessanta.

Trama
1° Episodio: Il carrettino dei libri vecchi: Un bonario rivenditore di libri usati mostra ai suoi clienti alcune opere del passato e subisce scherzi da parte del turbolento figlio di una edicolante.
Episodio Ballo Excelsior: Ricostruzione filmata del ballo allegorico di fine secolo del compositore Romualdo Marenco rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano l'11 gennaio 1881.
2° Episodio: Meno di un giorno: Due amanti, per motivi contingenti, riescono a vedersi in una stanza d'albergo una volta al mese per poche ore, ma a causa di alcuni contrattempi non riescono a consumare il loro rapporto.
3° Episodio: Il tamburino sardo: Durante la prima guerra mondiale combattuta contro gli austriaci un ragazzino nel consegnare un importante messaggio al comando italiano viene colpito e perde l'uso di una gamba.
4° Episodio: Questioni d'interesse: Due contadini si accapigliano per il possesso di sterco da concime.
5° Episodio: L'idillio: Tenero idillio estivo tra due bambini di famiglie dell'alta borghesia. Guido, a causa di un bacio dato alla dolce francesina Filli, si domanda se tale atto l'ha messa incinta e teme anche per la sua cameriera, che ha avuto un bambino senza essere sposata. Con la fine dell'estate arriva anche la dolorosa separazione.
6° Episodio: La morsa: Un commerciante scopre il tradimento della moglie con il suo socio in affari. Rientrato a casa, dapprima fa finta di niente, poi con una scusa manda via la cameriera e, dopo aver costretto la moglie al perdono, la induce a togliersi la vita.
7° Episodio: Pot-pourri di canzoni (Lo specio me ga dito, Oh Trieste, oh Trieste benedetta, Musica proibita, Un peu d'amour, Le valse bleu, Baciami baciami, Santa Lucia e Tripoli bel suol d'amore): Storia di un corteggiamento e matrimonio felice, allietato dalla nascita di un figlio e concluso con la partenza del marito per la guerra, dalla quale forse non ritornerà.
8° Episodio: Il processo di Frine: Una popolana viene processata per aver tentato di avvelenare insieme marito e suocera. Grazie alla sua prorompente bellezza, l'avvocato difensore nominato d'ufficio riesce con una ispirata e veemente arringa a ribaltare la situazione, trascinando pubblico e giurati dalla parte dell'imputata.

giovedì 16 settembre 2010

9.

Piccole donne


Tratto dal romanzo di Louisa May Alcott, nel cinema è stato ideato da vari registi. Io ne conosco quattro:

del 1918 diretto da Harley Knoles;
del 1933 diretto da George Cukor;
del 1949 diretto da Mervyn LeRoy;
del 1994 diretto da Gillian Armstrong.

Quello che più mi piace è quello del 1949 con Elizabeth Taylor, June Allyson, Janet Leigh, Margaret O'Brien.
Paese: USA
Durata: 121 minuti
Video: colore
Genere: drammatico, sentimentale.
Titolo originale: Little Women.
Tratto dal film:
Jo, c'è molto di più dentro di te, se troverai il coraggio di scriverlo!
Laurie: ti amo jo.....
jo: laurie ma noi due siamo come il giorno e la notte..non faremmo che litigare...
Laurie: ti giuro che per te diventerò un santo jo
Il Signor Davis dice che dare istruzione ad un adonna è utile quanto dare istruzione ad una gatta..
Trama


Nel New England vive la famiglia March, quattro sorelle con i loro genitori. Scoppia la guerra tra Nord e Sud e il padre parte per il fronte. Le ragazze vivono i piccoli accadimenti della loro cittadina colmando di affetto la loro mamma. Giunge un giorno come vicino di casa un bel giovanotto che arriva dalla grande città: si tratta di Laurie, il nipote del loro vicino, un vecchio signore scorbutico che si addolcirà ben presto. Le quattro sorelle sono molto diverse nel carattere una dall'altra: Jo è una sorta di maschiaccio cui piace scrivere, Meg è una brava donnina ragionevolmente romantica, Amy è un po' smorfiosetta ed egoista mentre la più piccola, Beth, è dolce, spirituale e malaticcia. Laurie si mette a far la corte a Jo, ma questa lo respinge. I due rimangono amici ma Jo resterà un po' male quando scoprirà che durante un viaggio in Europa (al quale avrebbe dovuto partecipare lei e dove è stata sostituita da Amy), Laurie ha incontrato la sorella con la quale si è poi fidanzato. Intanto la povera Beth muore e il padre viene ferito. La vita scorre e le sorelle crescono. Jo parte per New York dove conosce un professore che la incita a non scrivere novelle gotiche, ma a raccontare quello che conosce meglio. Quando Jo tornerà a casa, una sera troverà fuori della porta di casa il professore che è venuto a portarle il suo libro, finalmente pubblicato. Jo riconosce di avere molto in comune con lui e lo farà entrare in casa, dalla sua famiglia.

mercoledì 15 settembre 2010

8.


Parenti serpenti

E' un film del 1992, diretto da Mario Monicelli con Marina Confalone, Alessandro Haber, Cinzia Leone, Monica Scattini, Pia Velsi, Paolo Panelli, Eleonora Alberti.



Una pellicola tratta dal teatro classico Napoletano con attori provenienti dal palcoscenico.


Tratto dal film:

Lina (Marina Confalone):
Proprio per questo, me l'avete sempre messo nel didiettro, con rispetto parlando…



Gina (Cinzia Leone) :
Ma cosa lascio stare se poi mi viene su con un c**o che fa provincia!



Trama:

La pellicola è ambientata in Abruzzo, a Sulmona (fatto che si evince per esempio dall'inquadratura e dalla descrizione all'inizio del film della statua del personaggio più celebre del paese, il poeta latino Publio Ovidio Nasone nativo per l'appunto di Sulmona) nel periodo delle festività natalizie. A casa dei nonni: Saverio (Paolo Panelli), appuntato dei Carabinieri in pensione, e Trieste (Pia Velsi), si riunisce la famiglia composta da quattro nuclei:
  • Lina (Marina Confalone), che lavora nella biblioteca comunale, il marito Michele (Tommaso Bianco) che fa il geometra all'ufficio tecnico di Teramo e il figlio Mauro (Riccardo Scontrini);

  • Milena (Monica Scattini) e Filippo (Renato Cecchetto), maresciallo maggiore dell'Aeronautica. Coppia impossibilitata ad avere figli;

  • Gina (Cinzia Leone), Alessandro (Eugenio Masciari), impiegato delle Poste di Modena e la figlia Monica (Eleonora Alberti) che ha come massima ambizione quella di diventare una ballerina di Fantastico. Gina ha una relazione segreta con Michele, marito di Lina;

  • Alfredo (Alessandro Haber), single e professore d'italiano in un istituto femminile. Anche se nel film si scoprirà che convive da 10 anni con una guardia giurata di nome Mario.

Durante i festeggiamenti, i due anziani coniugi chiedono ai figli di prendersi cura di loro in cambio dell'eredità. I figli non sono d'accordo. Inizialmente cercano di convincere Alfredo, l'unico fratello che non è ancora sposato, a occuparsi degli anziani genitori. Dopo che Alfredo rivela ai fratelli di essere gay e di convivere da diversi anni con un uomo, si scatena una vera e propria guerra fratricida senza esclusione di colpi, per decidere chi dovrà occuparsi degli anziani genitori.
Alla fine, di comune accordo, decidono che è meglio sbarazzarsi dei genitori uccidendoli con una stufa a gas manomessa per esplodere la notte di capodanno.
La voce narrante del film è il bambino, Mauro (Riccardo Scontrini). Tale scelta serve quasi a stemperare l'humor nerissimo della pellicola. Ed è proprio il bambino, nel tema di fine vacanza letto a voce alta in classe, a rivelare il crimine, scrivendo che la stufa incriminata non era difettosa perché vecchia, dal momento che era stata un regalo fatto la mattina stessa dai suoi parenti.
La commedia è strutturata in 2 parti. Nella prima vengono ripresi stilemi e caratteristiche della commedia realistica di costume che verranno utilizzati poi nella seconda come veri e propri "detonatori" fino al feroce cinismo della conclusione del film.
Fa da cornice alla trama uno scorcio di cultura e tradizioni popolari abruzzesi, che si evince dalle usanze tipiche natalizie della città di Sulmona ed anche da alcune frasi dialettali pronunciate nel corso del film (come la tipica imprecazione, esclamata da nonna Trieste "Chi sci 'ccise la còcce!") . In una scena del film, dalla televisione di casa, compare la cantante Loredana Bertè, oggetto di commenti da parte dei protagonisti, a riprova della connotazione culturale piccolo-borghese tipica di una famiglia provinciale.

Questa pellicola mi è particolarmente cara. Ogni volta che la vedo non faccio altro che rendermi conto di alcune realtà!

domenica 12 settembre 2010

7.
Come l'acqua per il cioccolato


Come l'acqua per il cioccolato è un film del 1992 diretto da Alfonso Arau con Marco Leonardi e Lumi Cavazos.


Paese: Messico

Durata: 105 minuti

Video: colore

Genere: drammatico
Titolo originale: Como agua para chocolate


Tratto dal film:

Sembrava che per uno strano fenomeno d'alchimia non solo il sangue di Tita ma tutto il suo essere si fosse sciolto nella salsa di rosa, nella carne delle quaglie e in ogni aroma del cibo e in questa maniera l'essere di Tita penetrava nel corpo di Pedro, voluttuoso, profumato, caldo e irresistibilmente sensuale. Sembrava che avessero scoperto un nuovo codice di comunicazione, nella quale Tita era l'emittente, Pedro il ricevente e Geltrude, la fortunata, nella quale si sintetizzava questa relazione sessuale per mezzo del cibo.



Trama:


Tratto da un romanzo piccante (1989) in 12 puntate con ricette, amori e rimedi casalinghi di Laura Esquivel. L'azione si svolge nel Messico del primo Novecento, scompigliato dai venti della rivoluzione. Tita, ultima di tre figlie, è destinata a non maritarsi per accudire la dispotica madre. Così, pur di starle vicino, l'amato Pedro si rassegna a esserle cognato, sposando la sorella maggiore Rosaura.

lunedì 6 settembre 2010

6.

Il mago di Oz




Il 'Mago di Oz', un film del 1930, diretto da Victor Flaming con Judy Garland (nella parte di Doroty), Ray Bolger (nella parte dello spaventapasseri), Bert Lahr (nella parte del leone), Jack Haley (nella parte dell'uomo di latta).
Paese: USA
Durata: 97 minuti
Video: Colore/Bianco/Nero
Genere: Fantasy musicale
Titolo originale: The Wizard of Oz



Tratto dal film:

« Dorothy: E come fai a parlare se non hai il cervello?Lo spaventapasseri: Ah non ne ho idea... ma c'è un mucchio di gente senza cervello che chiacchera sempre". »
(Dorothy e lo spaventapasseri)

« Il leone: Guardate che occhiaie che ho, sono secoli che non riesco a dormire.Uomo di latta: Hai mai provato a contare le pecore?Il leone: E' tutto inutile... ho paura anche di loro". »
(Il leone e l'uomo di latta)

« "Tu mi credi senza dubbio Toto, non è vero? Finalmente siamo tornati a casa... sì a casa! Non c'è posto più bello della propria casa". »
(Dorothy)

Il mago di Oz (The Wizard of Oz) è un film del 1939 diretto da Victor Flaming.
Il film è ispirato a Il meraviglioso mondo di Oz
, il primo dei tredicilibri di Oz dello scrittore statunitense L.Frank Baum. Regista della trasposizione cinematografica è Victor Flaming, noto anche per Via col vento, uscito nello stesso anno, mentre la protagonista (Dorothy Gale) è Judy Garland, una delle attrici di maggior successo dell'epoca.
Il film ha ricevuto molti riconoscimenti ed è considerato un classico della storia del cinema
.
La nota canzone Over the Raimbow
(musica di Harold Arlen, parole di E.Y. Harburg e interpretata dalla protagonista Judy Garland) è stata successivamente reinterpretata da molti artisti e usata in diversi ambiti.
Il mago di Oz è soggetto ad un frequente accostamento con il film Via col Vento
, entrambi distribuiti dalla Metro Golden Mayer, per via di diversi fattori che le due opere condividono: l'anno di realizzazione, il gigantismo e la complessità della produzione, i frequenti cambiamenti nel cast e nello staff, l'uso del Tecnicolor e il grande successo di pubblico. In particolare il primo regista de Il mago di Oz, George Cukor, fu allontanato dal set dopo un breve periodo (e sostituito da Victor Fleming) per essere assoldato come regista di Via col Vento, dove venne poi nuovamente sostituito dallo stesso Fleming, accreditato come regista di entrambi i film.

Trama

Dorothy Gale (Judy Garland) è una ragazzina che vive da sola e con il suo cane una fattoria del Kansas. La piccola possiede un cagnolino, chiamato Toto, che, per l’ennesima volta, ha combinato un guaio: ha infatti inseguito il gatto della sig.ra Gulch, una riccona della zona, all’interno del suo giardino e, non appena questa ha cercato di acchiapparlo, lui le ha morso una gamba, riuscendo però a fuggire dalle grinfie della megera grazie all’aiuto della padroncina.
Dorothy, tornata alla fattoria, chiede aiuto ai due zii, cercando di giustificare l’amato cagnolino. Questi però sembrano troppo occupati per ascoltarla, una vecchia incubatrice infatti si e rotta e stanno perdendo parecchi pulcini. Dorothy, sentendosi inascoltata, decide dunque di andare a parlare con i tre contadini che lavorano alla fattoria, Zeke, Hickory e Hunk. Anche loro sono però troppo occupati e non possono ascoltarla, solo Hunk risponde alla ragazzina, ribadendo che, secondo lui, lei ha la paglia al posto del cervello, Hickory difende Dorothy sostenendo che la Gulch sia senza cuore a prendersela sempre con lei. Zeke invece, mentre dà il mangime ai maiali, consiglia a Dorothy di prendersi di coraggio e gridare in faccia alla sig.ra Gulch tutto quello che pensa di lei. Ma proprio lui, non appena la ragazzina cade all’interno del porcile, dimostra di essere un gran fifone.
La zia Emma, di fronte all’ennesima richiesta d’aiuto della nipote, le chiede di viaggiare meno con la fantasia e di trovarsi in un posto dove stare tranquilla. Dorothy allora, nella celebre canzone “Over the Rainbow”, sogna di trovarsi in un mondo magnifico, dove il cielo e gli uccellini sono azzurri, dove tutti possono vivere felici.
Proprio in quel momento, in bicicletta, arriva alla fattoria la signora Gulch. La megera si reca dalla zia Emma e dallo zio Henry, ha infatti ottenuto il permesso dallo sceriffo per sequestrare ed abbattere Toto. Dorothy va su tutte le furie ma non può fare nulla per salvare il cagnolino, la zia Emma è costretta a consegnarlo alla signora Gulch. Mentre però questa, sempre in bicicletta, sta recandosi dallo sceriffo, Toto, che era stato rinchiuso in un cestino, riesce a fuggire e a tornare dalla padroncina.
Dorothy decide allora di andar via di casa insieme al cagnolino, alla ricerca di un nuovo posto dove vivere. Durante il tragitto incontra un particolare individuo, il professor Meraviglia, un mago da strapazzo che vive all’interno di un carretto. Questi, facendo credere alla ragazzina di poter vedere il futuro, la convince a tornare a casa senza far impensierire i due poveri zii. Dorothy ascolta i suoi consigli e torna indietro. Un forte vento inizia ad abbattersi sulla prateria.

Questo vento è soltanto il principio di un tornado. La zia Emma e gli altri abitanti della fattoria corrono alla ricerca di Dorothy ma, non trovandola, decidono di rinchiudersi all’interno del rifugio della fattoria per sfuggire alle devastazioni causate dalla violenta tromba d'aria.
Dorothy, tornata in casa, non trova nessuno e decide dunque di chiudersi nella sua stanza. Una finestra la colpisce sulla testa, facendola svenire. All’esterno della casa la ragazzina, , persino una vecchia sulla sedia a dondolo. Appare anche la signora Gulch, sulla sua bicicletta, che, all’improvviso, si trasforma in una strega. La casa viene trascinata via dal tornado, precipitando e atterando al suolo poco dopo con un boato.
Dorothy esce all’esterno e si ritrova in un mondo colorato, con delle piccole casette e una stradina dorata.

Ecco comparire ora, in lontananza, una strana palla luccicante. Da essa fuoriesce una donna in splendidi abiti, è Glinda, la fata buona del Nord, giunta in quel luogo per ringraziare la ragazzina che, senza saperlo, ha ucciso la strega crudele dell’Est. La sua casa è infatti caduta sopra di essa e l’ha uccisa. Da cespugli ed alberi escono i Mastichini, gli abitanti di quel paesino, salvati dalla minaccia della strega. Questi ringraziano la ragazzina per il proprio intervento e la onorano come un’eroina.
Al comparire di una nuvola rossastra appare la strega crudele dell’Ovest, sorella della deceduta. La megera tenta a tutti i costi di prendere le scarpe che la sorella porta ai piedi, delle strane scarpette rosse luccicanti. Non appena la strega si avvicina queste scompaiono, ricomparendo così ai piedi di Dorothy che, avendone ucciso la proprietaria, ne è ora la padrona. La strega dell’Ovest, su tutte le furie, prima di sparire nel nulla, giura di vendicarsi sulla ragazzina e sul suo cagnolino.
Dorothy, terrorizzata, chiede aiuto a Glinda che consiglia alla giovane di raggiungere il mago di Oz che, con i suoi poteri, potrà ricondurla a casa. Seguendo un bizzarro sentiero dorato giungerà al suo cospetto. Dopo aver salutato i Mastichini, Dorothy inizia il suo lungo viaggio verso la città di smeraldo, capitale del regno di Oz.

La ragazzina si ferma a un bivio e non sa da che parte proseguire nel cammino. Uno spaventapasseri parlante, appeso su un palo, consiglia alla giovane di proseguire verso destra, poco dopo, confutando quanto detto, consiglia di andare verso sinistra e, infine, di andare per tutte e due le strade. Dorothy non sa cosa fare e chiede allo spaventapasseri come mai dica qualcosa e poco dopo contrasti quanto detto prima. Lo spaventapasseri dichiara alla ragazza di farlo perché non ha un cervello in testa, ma solo paglia.

Dorothy lo aiuta a liberarsi dal palo che lo tiene fermo e gli racconta la sua storia. Lo spaventapasseri vuole seguire la ragazzina alla città di smeraldo per poter così chiedere al mago di Oz un cervello. I due si mettono così in viaggio, seguiti sempre dal fedele Toto.
Proseguendo nel cammino, giungono nei pressi di un frutteto, dove sorgono degli alberi colmi di bellissime mele. Dorothy affamata cerca di afferrarne una ma uno degli alberi risponde alla provocazione dandole uno schiaffo. Lo spaventapasseri però, utilizzando l’astuzia, li critica, reputando le loro mele orribili. Gli alberi si infuriano e, volendoli colpire, gli lanciano addosso i propri frutti. Il piano dello spaventapasseri è andato dunque a buon fine e Dorothy può sfamarsi.
Mentre raccoglie però una delle mele si trova davanti una strana scultura di latta, un uomo con in mano un’accetta. Questi è in realtà un essere vivente, rimasto immobilizzato a causa di una pioggia torrenziale che l’ha arrugginito. Dorothy e lo spaventapasseri decidono di aiutarlo versando dell’olio sulle sue giunture e permettendogli di muoversi liberamente. Il boscaiolo di latta ringrazia i due viandanti per la cortesia e dichiara loro di essere molto triste perché senza cuore. Dorothy gli consiglia dunque di venire con loro per chiedere così al mago di Oz un cuore.
L’omino di latta accetta la proposta della ragazzina ma la strega dell’ovest ferma il loro viaggio, minacciando di distruggere Dorothy e i suoi due compagni. La ragazzina ha paura ma, grazie al conforto dei suoi due amici decide di proseguire il viaggio.
I tre si ritrovano adesso in una foresta tenebrosa, colma di bestie selvatiche. Proprio una di esse, un leone, piomba contro i viandanti, insultandoli e minacciandoli. L’uomo di latta e lo spaventapasseri non sanno cosa fare per sconfiggerlo, immobilizzati come sono dalla paura, è Totò a difendere la padroncina. Il leone, di fronte all’abbaiare del cagnolino, decide di inseguirlo ma viene fermato da Dorothy, che lo schiaffeggia. Il leone comincia allora a piangere perché ha paura della ragazzina, le confessa inoltre di essere un gran fifone e di aver persino paura della propria ombra.
Anche lui decide dunque di giungere con i tre viaggiatori alla città di smeraldo, per chiedere così al mago di Oz un po’ di coraggio.

Alle spalle dell’allegra compagnia trama però la strega dell’Ovest che, osservando i loro movimenti da una sfera di cristallo, decide di fermare il loro cammino. Fra la foresta e la città di smerald si trova infatti un enorme prato pieno di papaveri rossi. Non appena i quattro vedono in lontananza la capitale del regno di Oz, corrono felici verso di essa, attraversando il campo di papaveri. Non sanno però che la strega ha gettato un sortilegio su di essi. Questi fanno addormentare Dorothy, Totò e il leone (gli unici esseri che respirano), lasciando però svegli lo Spaventapasseri e l’uomo di latta. I due chiedono aiuto alla strega buona Glinda che annulla il sortilegio facendo nevicare. La strega, su tutte le furie, decide di recarsi direttamente alla città di smeraldo.
I quattro viaggiatori, dopo aver attraversato indenni i campi di
papavero, giungono così di fronte l’enorme portone della città, dove un bizzarro guardiano, vestito di verde, vieta loro il passaggio. Dopo aver visto che Dorothy porta con sé le scarpette della strega dell’est, decide di farli entrare nella capitale del regno di Oz, città gigantesca, colorata di verde smeraldo. Lì vengono accolti da un altro uomo, anch’egli vestito di verde, dalla testa ai piedi che, su un carro trainato da un cavallo multicolore, li conduce in una “beauty farm” per farli riassettare dopo le fatiche del viaggio.
Mentre i quattro si rifocillano la strega dell’Ovest giunge con la sua scopa nella città di smeraldo, scrivendo nel cielo, con un fumo nero, una frase: “Arrenditi Dorothy”. La popolazione della città di smeraldo corre verso il mago di Oz per chiedere aiuto. Un guardiano li ferma e placa i loro animi. Dorothy gli chiede dunque di poter vedere il mago ma questi è occupato e non può accoglierli. La ragazzina comincia a piangere per la disperazione e il guardiano, commosso, decide di farli entrare al cospetto del mago di Oz.
Questi fa spaventare con il suo aspetto da Testa gigante e i propri trucchi i quattro viandanti, specialmente il Leone, che sviene quando viene chiamato (e dopo il colloquio scappa da una finestra). Il mago ordina a Dorothy e ai suoi amici di recarsi nel castello della strega dell’Ovest e di portarle via la scopa, solo così potranno avere ciò che chiedono
.

I quattro, in compagnia di Toto, si infiltrano così in una foresta tenebrosa, popolata da gufi e avvoltoi. La strega non è però decisa ad accoglierli e spedisce Nikko, il comandante delle scimmie volanti, e i suoi scagnozzi a rapire Dorothy e ad eliminare i suoi compagni. Questi, volando, giungono in poco tempo nella foresta oscura, rapiscono la ragazzina e il suo cane, disarmano l’uomo di latta e smontano lo spaventapasseri.
La giovane viene condotta in presenza della strega, che vuole impossessarsi a tutti i costi delle scarpette appartenute alla sorella. Scopre però che non può farlo senza prima uccidere la ragazza, decide dunque di studiare un modo per eliminarla senza distruggere il potere delle scarpe: imprigiona la ragazza in una stanza e mette in funzione una Clessidra dalla sabbia rossa, sostenendo che quando la sabbia finirà di scorrere, Dorothy morirà. Totò riesce intanto a fuggire dalle grinfie di Nikko e dei suoi uomini. Il cagnolino raggiunge lo spaventapasseri, il leone e l’uomo di latta, guidandoli così verso il castello della strega.
I tre riescono ad eliminare alcune guardie della strega e a travestirsi con le loro armature, infiltrandosi così all’interno del palazzo della strega. L’uomo di latta sfonda la porta della stanza in cui è imprigionata Dorothy, riuscendo a liberarla. La strega però riesce a metterli in trappola. Lo spaventapasseri, usando l’intuito, fa cadere un enorme lampadario sulla testa delle guardie, riuscendo così a scappare dalle loro grinfie. Corrono intorno al castello ma alla fine vengono circondati.
La strega decide di divertirsi con loro, così dà fuoco allo spaventapasseri. Dorothy tenta di salvarlo, gettando dell’acqua sul fuoco. Colpisce però la malvagia strega che, essendo insofferente all’acqua, si scioglie. Nikko e gli altri scagnozzi della maga, vedendo la propria padrona distrutta, onorano la ragazzina e le consegnano la scopa della strega, grazie alla quale potrà ricevere i doni dal mago di Oz.

Il mago non sa come rispondere a Dorothy e ai suoi compagni che gli conducono la scopa della strega. Decide dunque di esaudire i loro desideri il giorno dopo. La ragazzina si lamenta con lui e scopre, grazie all’aiuto di Toto, che questi non è un mago ma un semplice essere umano. È un uomo qualsiasi persosi nel mondo di Oz, dopo un viaggio in mongolfiera.
Questi riesce però ad esaudire i desideri degli amici di Dorothy: lo spaventapasseri ha dimostrato di essere molto intelligente, ha solo bisogno di un attestato che confermi la propria cultura; il leone, benché fifone, ha saputo affrontare pericoli per salvare Dorothy, è dunque premiato con una medaglia; l’uomo di latta si è dimostrato di buon cuore, disponibile e affettuoso, gli viene dunque donato un orologio a forma di cuore che gli ricordi come, benché privo di un cuore vero, egli sappia comunque amare.
Il mago decide però di aiutare anche Dorothy, rispolverando la sua vecchia mongolfiera per tornare in Kansas con la ragazzina e assegna ai tre amici di Dorothy di diventare i nuovi reggenti della città. Mentre il popolo acclama il proprio sovrano in partenza, Dorothy saluta gli amici e sale sul pallone volante. Toto però scende da esso per inseguire un gatto. Il mago di Oz non riesce a fermare la mongolfiera che parte senza Dorothy e il suo cagnolino. Ad assicurare il ritorno a casa per la ragazzina è Glinda, che gli rivela come siano le scarpette della strega dell’Est, battute tre volte, a poter esaudire i desideri. Dorothy, felice, può così tornare nel Kansas.
Si ritrova nel proprio letto, circondata dalla zia Emma, dallo zio Henry, Zeke, Hickory ed Hunk e perfino dal professor Meraviglia. Riconosce allora nei tre contadini il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri e nel professor Meraviglia il mago di Oz.

Leggende metropolitane
Una leggenda metropolitana molto macabra e rimasta in piedi per molti decenni vuole che uno dei nani chiamati ad interpretare i mastichini si suicidò impiccandosi durante le riprese; la produzione temendo uno scandalo ed eventuali ritorsioni sulla produzione soffocò la notizia. L'impiccagione del nano è visibile sullo sfondo di una scena del film, molti filmati su youtube riportano la scena incriminata con ingrandimenti che mostrano qualcosa di strano.La voce venne smentita dopo il restauro del film, nel quale si nota benissimo che lo strano oggetto, simile a un nano che si impicca, è in realtà un grosso uccello (simile a una gru o a una cicogna) che si muove e apre le ali. Tuttavia questa smentita non è stata globalmente accettata da tutti.
Un'altra leggenda metropolitana vuole che guardando il film e ascoltando contemporaneamente l'album "The Dark Side of the Moon" dei Pink Floyd, qualcuno dice il contrario, si noti una strana sincronia. Tuttavia questa leggenda è ritenuta palesemente fasulla perché l'album dura meno di 50 minuti mentre il film supera i cento, inoltre il gruppo ha smentito ogni sincronia volontaria fra le due opere.






domenica 5 settembre 2010



5.


Biancaneve e i sette nani

Anno: 1937
Paese: USA
Regia: David Hand, Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson, Ben Sharpsteen
Durata: 83 minuti
Video: Colore Genere: animazione
Produttore: Walt Disnay
Titolo originala: Snow White and the Seven Dwarfs
Tratto dal film:

Mago dello specchio magico, sorgi dallo spazio profondo. Tra vento e oscurità io ti chiamo! Parla! Mostrami il tuo volto!

Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?

E per darmi la prova che tu l'hai davvero uccisa mi porterai il suo cuore qua dentro!

- Vi metto in guardia: se la regina la trova qui, si infurierà e si vendicherà su di noi... - Oh, ma lei non sa dove mi trovo... - Non lo sa, eh? Lei sa tutto. E' maestra di magia nera. Riesce perfino a rendersi invisibile.

Ecco le armi subdole di cui vi parlavo. Ma state attenti: date alla donna un dito e si prenderà tutto il braccio.

Polvere di mummia per invecchiare... per annerire le vesti il nero della notte... per arrochire la voce risata di strega... per imbiancare i capelli un urlo di terrore... turbine di vento per agitare il mio odio... schianto di folgore per mischiare il tutto... e adesso, filtro, compi la tua magia...
Immergi il frutto nel veleno che fino al cuore ne sia pieno... Guarda: ora appare già il simbolo di ciò che dà. Fatti bella per tentarla e per sempre addormentarla.

Quando lei l'addenterà, nel sonno mortale piomberà e soffocata cadrà nell'oblio: allora la più bella sarò io! Ah ah ah ah...

Oh che bella seggiolina! Ma ci sono sette seggioline: ci devono essere sette bambini. E a vedere questa tavola, sette bambini molto disordinati. Oh, un piccone? E c'è anche un calzino! E una scarpa! Oh, che pila di piatti sporchi! Oh, e guardate quella scopa! Qui nessuno ha mai spazzato! Possibile che la loro mamma... oh, forse non hanno la mamma. Sono orfani? Poveri piccini!
Biancaneve e i sette nani (titolo originale Snow White and the seven Dwarfs) è il 1º classico Disney.
È stato, infatti, il primo lungometraggio d'animazione prodotto da Walt Disney distribuito nelle sale americane dalla RKO Radio Pictures il 21 dicembre 1937, che con molta fatica ha portato nei cinema di tutto il mondo uno splendido prodotto, per qualità e fattura, tratto dall'omonima fiaba dei fratelli Grimm.
Interamente creato con mezzi artigianali (disegni a mano) e con gli sfondi realizzati con la tecnica dell'acquerello, ripropone la trama dei fratelli Grimm aggiungendo un finale più romantico (il bacio del principe che risveglia Biancaneve) ed un maggiore approfondimento dei personaggi e, soprattutto, dando un nome ai sette nani (Dotto, Gongolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Mammolo e Pisolo). Di questa riduzione fu molto criticata la figura della strega, a causa della sua caratterizzazione fortemente negativa rispetto all'immaginario infantile. La scelta di Disney, però, era coerente con il messaggio di fondo che l'autore voleva inviare al suo pubblico, che pragmaticamente supponeva composto anche da adulti: il bene è sempre preferibile al male, e quindi quest'ultimo deve essere descritto come abominevole e terribile.
Per la regia di David Hand, la sceneggiatura è opera di un folto team composto da Dorothy An Blank, Richard Creedon, Merrill De Maris, Otto Englander, Earl Hurd, Dick Rickard, Ted Sears e Webb Smith, cui si devono i nomi dei personaggi della storia.
Il film è stato recentemente restaurato e rimasterizzato per la distribuzione nel mercato dei DVD e blu-ray.
Nel 1989 è entrato nella Lista di film preservati nel National Film Registry nella Biblioteca del Congresso.

Trama



Nel doppiaggio del 1937 non c'è alcun narratore ma la storia la si legge sul libro. Con il nuovo doppiaggio hanno cambiato frasi intere e parole singole alle canzoni: la più eclatante è impara a fischiettar che è diventata provate a canticchiar. Il film inizia con la sigla, nella quale è inclusa una dedica firmata da Walt Disney. Successivamente appare un libro che si apre e il narratore parla:
« C'era una volta una bella principessa, di nome Biancaneve.La sua malvagia e vanitosa matrigna, la Regina, temeva che un giornola bellezza di Biancaneve avrebbe superato la sua, così ricoprì laprincipessa di stracci e la mise a lavorare come sguattera.Ogni giorno la vanitosa Regina interrogava il suo specchio magico:"Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?"E fin quando lo specchio rispondeva:"Sei tu la più bella del reame",Biancaneve restava al sicuro dalla crudele gelosia della Regina »
Biancaneve è una bellissima principessa costretta dalla malvagia regina e strega Grimilde, ad occuparsi delle faccende più umili. Un giorno la regina interrogando il suo specchio magico si sente rispondere che la più bella del reame non è più lei bensì Biancaneve.Essendo invidiosa Grimilde ordina a un cacciatore di accompagnare la fanciulla nel bosco, di ucciderla e di portarle il suo cuore, ma l'uomo all'ultimo momento non si dimostra crudele quanto la matrigna e lascia scappare Biancaneve. Persasi nella foresta la principessa raggiunge una casetta deserta e disordinata che con molta buona volontà e con l'aiuto dei suoi amici animali decide di rimettere in ordine, sperando che i suoi occupanti, al loro ritorno, le permettano di restare. I sette nani, cioè gli abitanti della casetta, una volta tornati dalla loro miniera di diamanti acconsentono ad ospitarla, avendo la fanciulla fatto breccia nel cuore di tutti loro con la sua dolcezza e bontà. Ma la regina dopo aver scoperto che Biancaneve è ancora viva decide di passare all'azione in prima persona e si tramuta in un'orribile vecchia, dirigendosi quindi alla casetta dei nani con una mela avvelenata da regalare a Biancaneve. L'ingenua ragazza accoglie la vecchia mentre i nani sono via e addenta la mela, cadendo in un sonno mortale. La perfida regina rimane però uccisa cadendo in un baratro mentre cerca di schiacciare con un masso i nani nel frattempo accorsi, avvisati dagli animali del bosco. Per Biancaneve però sembra troppo tardi: i nani nonostante tutto non se la sentono di seppellirla e la conservano in una bara di cristallo. Il Principe Azzurro che passava di là, però, riconosce in lei il suo vero amore e la bacia, risvegliandola e portandola infine al suo castello, dove vissero per sempre felici e contenti.

Chiamatemi infantile... non m'importa! I film Disney sono sempre stati la mia passione, e questa la mia favola preferita.
Biancaneve e i sette nani fin da piccola ha sviluppato in me sogni e desideri, ma il mio personaggio preferito è "Brontolo", non so perchè, ma sembra che mi assomiglia molto...

Ritornare un pò bambini non fa male quando ci rendiamo conto di alcune realtà!

sabato 4 settembre 2010

4.


A qualcuno piace caldo

E' un film del 1959 con la regia di Billy Wilder con Marylin Monroe, Jack Lemmon e Tony Curtis.
Paese: USA
Genere: Commedia musicale
Durata: 120 minuti
Video: Bianco/Nero
Titolo originale: Some Like It Hot


Tratto dal film:

Joe/Josephine/Junior
(Tony Curtis) e Zucchero Kowalczyk Marylin Monroe)

Vuol dire che suona quella musica moderna, il jazz?Già, il jazz caldo.Ah beh, a qualcuno piace caldo... Personalmente io preferisco il classico.


Jerry/Daphne (Jack Lemmon) e Zucchero Kowalczyk (Marylin Monroe)


Zucchero: Oh Josephine pensa un po’! Io, Zucchero Kandinsky di Sandusky Ohio, sullo yacht di un milionario. Se mia madre potesse vedermi adesso!Daphne: Se la mia povera mamma vedesse me…

Zucchero Kowalczyk (Marylin Monroe)

Non sai come sono fatti: ti innamori, li ami davvero, pensi che sia l'idillio più bello dopo quello di Giulietta e Romeo, e sai che ti succede? Si fanno prestare i soldi per spenderli con altre donne o per scommettere alle corse... Poi una mattina ti svegli, lui se n'è andato e il sassofono con lui, e tutto quello che ti rimane è un paio di calzini vecchi e un tubetto di dentifricio tutto strizzato.

Trama
La prima parte del film è ambientata nella Chicago del proibizionismo. Il sassofonista Joe (Tony Curtis) e il contrabbassista Jerry (Jack Lemmon), due musicisti squattrinati, vivono suonando in varie orchestre, con scritture improvvisate. Rimasti senza lavoro dopo un'irruzione della polizia in uno speack-easy, si ritrovano in un garage e lì sono involontari testimoni della strage di san Valentino del 1929.
Inseguiti dai killer della gang di Ghette (George Raft), il boss che ha condotto la strage, cercano un modo per sparire dalla circolazione e vengono a sapere di un'orchestra che cerca un sassofono e un contrabbasso per una tournée di due settimane in Florida. Sembra l'ideale, ma l'orchestra è rigorosamente composta di sole donne; Joe e Jerry prendono così la decisione di assumere le sembianze di due suonatrici, Josephine e Daphne, e partire con il complesso femminile. Durante il viaggio in treno conoscono le loro colleghe, tra cui Zucchero (Marylin Monroe), suonatrice di ukulele col vizio dell'alcol e in fuga da relazioni amorose infelici.
Sia Joe che Jerry vorrebbero corteggiare Zucchero, ma non possono farsi smascherare. Giunti nell'albergo di Miami dove l'orchestra dovrà esibirsi, Joe impersona "Junior", l'annoiato miliardario figlio di un magnate del petrolio, per far breccia nel cuore di Zucchero. Per camuffarsi, sfrutta i mezzi di un ospite dell'albergo, il miliardario Osgood Fielding III (Joe E. Brown), che a sua volta si innamora a prima vista di Daphne, alias Jerry.
Nello stesso albergo si tiene un congresso de "Gli Amici dell'opera italiana", che è in realtà la copertura per una riunione di clan mafiosi, tra cui il gruppo di Ghette che sta dando la caccia ai due testimoni della strage. La fuga dei due musicisti, in compagnia di Osgood e Zucchero, è rocambolesca. Zucchero cade fra le braccia
di Joe, mentre Jerry rivela finalmente a Osgood la sua vera identità.
Lo rivedrei un migliaio di volte... non mi stanco mai. Soprattutto l'interpretazione di Marylin Monroe! E' affascinante, sensuale e travolgente!
Ti voglio bene Marylin!

venerdì 3 settembre 2010

3.


Chocolat

Un film del 2000 di Lasse Hallstròm con Juliette Binoche e Jonny Deep.
Paese: Gran Bretagna/USA
Durata: 121 minuti
Genere: Commedia/Drammatico/Sentimentale
Video: Colore
Titolo originale: Chocolat.
Tratto dal film:

« Sono brava a capire i gusti delle persone. »
(Vianne)

Trama
Francia 1959. Nel tranquillo paesino di Lansquenet, l'arrivo di Vianne e della sua figlioletta Anouk stravolge le abitudini degli abitanti del luogo. Proprio durante il periodo del digiuno quaresimale, Vianne apre unacioccolateria nel centro della cittadina e, come se non bastasse, non si reca in chiesa alle funzioni religiose e socializza con un gruppo di nomadi di passaggio, in particolare con Roux (Jonny Deep), l'affascinante leader degli zingari. Accoglie anche con sé Joséphine, una donna che grazie a lei riesce ad abbandonare il marito che la picchiava.
In paese il Conte De Reynaud (fervente cattolico e perbenista) scatena una vera e propria guerra contro coloro i quali, convertiti al peccaminoso cioccolato e all'idea di libertà ispirata da Vianne, non vogliono tornare alla vita di prima. Ma i piani del Conte non hanno successo: il marito di Joséphine, che egli ha cercato di rieducare, provoca un incendio sulla barca di Roux, e solo per un miracolo si evita una tragedia. Il Conte lo caccia da Lansquenet mentre gli zingari ripartono.
Caroline, la donna della quale il Conte è innamorato, e che lo ha sempre seguito, aiuterà Vianne a fare i preparativi per la festa del cioccolato, e il controllo che il Conte ha sempre esercitato sulla cittadina si fa sempre meno incisivo. Deluso e affranto, egli decide di distruggere con ogni mezzo la cioccolata, ma ne verrà finalmente sopraffatto, dopo il prolungato digiuno forzato che ne riaccende finalmente i desideri repressi. Anche il giovane parroco del paese, amante della musica di Elvis Presley e stanco della lunga diatriba, finirà per pronunciare una predica all'insegna della libertà e del vero senso dell'amore per Dio.
Dopo tanto vagabondare, e per amore della figlia, alla fine Vianne deciderà di smettere di girare il mondo e di stabilirsi a Lansquenet, e nello stesso momento sparirà l'amico immaginario della figlia Anouk, Pantoufle, il canguro con una zampa rotta che non poteva camminare. Nella scena finale, Roux torna a Lansquenet con Vianne e Anouk.

Questo film lo conobbi tramite mio fratello, come molte cose del resto. Sono rimasta incantata, soprattutto perchè sono un'amante di cioccolato e quindi una ciocccofila.