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sabato 28 agosto 2010

2.

La vita è meravigliosa



Un film del 1946 con la regia di Frank Capra con James Stewart e Donna ReeGenere: Drammatico/Commedia
Origine: USA
Durata: 130 minuti
Video: Bianco/Nero
Titolo originale: It's wonderful life


« Che cosa vuoi Mary, che cosa vuoi? vuoi, vuoi la luna? Basta che tu lo dica e io la prenderò al volo e la tirerò giù. »

(Dai dialoghi del film)

Trama

George Bailey è un giovane onesto, desideroso di avventure e di viaggi, che per una serie di eventi si troverà a dedicare il suo tempo al servizio del prossimo. Nato a Bedford Falls, una piccola cittadina di provincia, è costretto a restarvi tutta la vita rinunciando alle sue aspirazioni. Deve infatti assecondare il desiderio affettivo della moglie e gestire con lo zio paterno Billy la modesta cooperativa di risparmio (la "Bailey Costruzioni e Mutui") fondata dal padre Peter. La vigilia di Natale, suo zio Billy smarrisce inavvertitamente una grossa somma di denaro, di vitale importanza per evitare che l'azienda cada nelle grinfie del vecchio Henry Potter, il capitalista che - con la sua spregiudicatezza negli affari - tiene praticamente in pugno da anni la cittadina. In una crisi di sconforto - dovuta alla perdita del denaro e all'accumularsi delle sue frustrazioni - George prima si scaglia contro i suoi famigliari, poi decide di togliersi la vita gettandosi nel fiume, ma viene salvato all'ultimo momento da Clarence Odbody, un angelo inviato da Dio.
Si tratta di un angelo definito "di seconda classe", che deve ancora compiere una buona azione per meritarsi le ali. Trasportandolo in una realtà parallela ed alternativa, egli mostra a George come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato: senza di lui, il fratello Harry sarebbe morto annegato da bambino, il suo vecchio datore di lavoro, Mr. Gower, avrebbe passato la vita in galera per un avvelenamento accidentale, lo zio Billy sarebbe stato internato in manicomio, l'amata moglie Mary sarebbe rimasta zitella, non sarebbero nati i suoi quattro figli, la cittadina di Bedford si sarebbe chiamata Pottersville e la vita di molti cittadini e amici di George sarebbe stata miserabile. Comprendendo infine quanto valore e significato abbia avuto la sua esistenza, George ottiene di poter tornare a vivere di nuovo e corre a casa desideroso di riabbracciare i suoi cari. Scoprirà la solidarietà degli amici e dei cittadini di Bedford, riuscendo a trovare una via di uscita per evitare la bancarotta e ricevendo il più bel regalo di Natale che possa sperare.
Copertina in versione natalizia

sabato 21 agosto 2010




Continuando con il discorso iniziato nel blog "Le sette note", dove un uomo, in un libro, racconta le 31 canzoni che lo hanno fatto innamorare nella sua vita, vorrei parlare anche dei miei film.

Il cinema, soprattutto il cimema d'epoca, è la mia passione. I film in bianco e nero mi affascinano più di quelli di nuova generazione. Non so spiegare di preciso il perchè, ma noto che i registi di oggi difficilmente arrivano ai livelli di quelli di allora. Ora si aiutano con il digitale e i nuovi mezzi di immagine, anni fa, invece, dovevano far uscire un buon film con i pochi mezzi a disposizione.

Credo che i film girati tra gli anni '30 fino alla fine dei '60 siano capolavori genuini della storia del cinema mondiale.



1.

La casa dei nostri sogni

Un film del 1948 con la regia di Herry Potter con Cary Grant, Myrna Loy, Melvyn Douglas e Reginald Denny.
Genere: commedia americana
Origine: Usa
Durata: 94 minuti
Video: Bianco/nero
Titolo originale: Mr Blandings Builds His Dream House

« Per il resto della mia vita sarò costretto ad alzarmi alle 5.00 per prendere il treno delle 6.15 ed essere al lavoro alle 8.00, l'ufficio apre alle 9.00 ed io non ci arrivo mai prima delle 10.00! »

(Jim Blandings interpretato da Cary Grant)
Trama
Il signor Blanding abita a New York in un piccolo appartamento, ma aspira a vivere in campagna, respirando aria pura in una casa circondata dal verde.
Finalmente arriva una buona occasione e tutta la famiglia raduna armi e bagagli e si trasferisce fuori città per costruire la sospirata casa... Ma è molto più facile a dirsi che a farsi!

venerdì 13 agosto 2010






Cabiria fu il primo film proiettato in Italia nel 1914.

Per questo voglio dedicare questo spazio hai film che mi accompagnano nella vita. Noi italiani siamo dei buoni produttori di cinema, come in America... ci facciamo valere!





Cabiria, sottotitolato Visione storica del terzo secolo a.C., è un film muto del 1914 diretto da Giovanni Pastrone. Fu il secondo kolossal della storia, dopo Quo vadis?.

Girato a Torino negli stabilimenti sulla Dora Riparia e nelle Valli di Lanzo, fu il più lungo film italiano prodotto dei suoi tempi (3.500 metri di lunghezza circa per tre ore e dieci minuti di spettacolo) e anche, di gran lunga, il più costoso: un milione di lire-oro, a fronte del finanziamento medio per un film dell'epoca di cinquantamila lire. Venne girato in Tunisia, in Sicilia e sulle Alpi, nelle Valli di Lanzo dove si diceva che fosse passato Annibale. La versione originale era virata a colori in dodici tonalità diverse, alcune inedite.
Pastrone ebbe la lungimiranza, per il successo commerciale del film, di creare un prodotto che riunisse le esigenze di uno spettacolo popolare a quelle della cultura borghese. Partendo da un suo soggetto che narrava le vicende di una fanciulla durante la seconda guerra punica, egli ricavò delle "scene" intervallate da didascalie "letterarie" per le quali volle al suo fianco come
sceneggiatore Gabriele D'Annunzio, che accettò l'incarico per ripianare parte dei propri debiti, e che conferì alla storia una nobiltà altrimenti assente.
Fu proprio D'Annunzio a ideare il nome "Cabiria", "nata dal fuoco", e a volerlo come titolo della pellicola, in quanto nome della protagonista che il dio
Moloch vuole sacrificare. Sebbene però l'intera sceneggiatura sia stata attribuita a D'Annunzio, in realtà il poeta si limitò ad inventare i nomi dei personaggi ed a comporre le auliche didascalie. Probabilmente invece i soggetti utilizzati per la scrittura del film furono i testi Cartagine in fiamme di Emilio Salgari e Salammbô di Gustave Flaubert. Le didascalie di D'Annunzio, se danno un'atmosfera decadente tipica della sua epoca, oggi appaiono piuttosto enfatiche e accademiche "le più spaventosamente letterarie e mistificanti della storia del cinema".

Per la musica Pastrone chiese la collaborazione del maestro Ildebrando Pizzetti, che però non riuscì a completare tutto il commento sonoro a causa della sua lenta meticolosità, che gli permise solo di ultimare la breve ma intensa Sinfonia del fuoco, usata nelle scene di sacrificio. Il resto delle musiche venne composto dall'allora molto noto maestro Manlio Mazza.
Buona parte del successo di "Cabiria" si deve allo spagnolo
Segundo de Chomón, uno dei migliori operatori sulla scena europea, a cui Pastrone affidò la fotografia del film e che impiegò una vasta serie di effetti cinematografici: fu lui a utilizzare le lampade elettriche per ottenere effetti di chiaroscuro (per esempio nella scena del sacrificio) e ad architettare la sequenza dell'eruzione dell'Etna, di notevole realismo.
Da un lato c'era un soggetto altamente popolare che alternava avventura e passione, storia e leggenda, coraggio e viltà, dall'altro una grande e spettacolare realizzazione cinematografica che faceva uso di tutti i mezzi tecnici disponibili all'epoca, compreso il sonoro del quale Pastrone intuì l'importanza. Se a tutto questo si univa un grande "nome", di sicuro prestigio
internazionale, l'operazione commerciale di "Cabiria" non poteva non riuscire per realizzare uno dei più grandi successi cinematografici del cinema muto.
La prima ebbe luogo il
18 aprile 1914 al Teatro Vittorio Emanuele II di Torino, in contemporanea col Teatro Lirico di Milano. Il film ebbe un grande successo di critica e di pubblico, sia in Italia che all'estero: restò in cartellone per sei mesi a Parigi e per quasi un anno a New York.
Il film fu una sorta di celebrazione della romanità, poco dopo la
guerra di Libia del 1911.

Curiosità

Cabiria fu un film molto ambizioso, uno dei primissimi kolossal, che intendeva collegare la tradizione teatrale, la pittura, la musica, la letteratura. Queste caratteristiche furono alla base dell'approccio del migliore cinema italiano, in contrasto con la narrazione veloce e lineare imposta di lì a poco dall'americano Griffith.
La trama del film è molto tradizionale, con varie vicende che portano a un lieto fine, secondo i canoni del romanzo storico dell'Ottocento. In realtà essa sembra essere un semplice pretesto per mettere in scena un grandioso spettacolo visionario, come suggerisce anche il sottotitolo, che parla di "Visione" del III secolo a.C., non di racconto: in questo senso Cabiria rientra ancora nei film dei primi anni del cinema, dove la componente visiva era ancora prevalente rispetto alla struttura narrativa, il cosiddetto
cinema delle attrazioni. Lo stile però è profondamente diverso dagli esempi tipici del periodo delle attrazioni, e in questo Cabiria fu una pietra miliare del nascente linguaggio cinematografico.
In quell'epoca infatti i film di argomento storico in Italia dettarono un allungamento progressivo della durata delle pellicole (ripreso quindi da
David W. Griffith, che canonizzò le circa due ore di proiezione) e con le loro magnifiche scenografie, ispirate ai grandiosi allestimenti del teatro d'opera, seppero creare visioni mai viste, evidenziate anche dal viraggio che colorava le scene.
Ma Pastrone si spinse ancora oltre, abbattendo la fissità dei "quadri animati" che avevano caratterizzato il cinema fino ad allora: invece di raccontare con le consuete inquadrature lunghe e fisse, che si ispiravano alla visione di un palcoscenico teatrale ("autarchiche, cioè dove l'azione aveva inizio e si concludeva), iniziò a frammentare le scene in più inquadrature da diversi punti di vista, sviluppando quindi il
montaggio.
Inoltre fu l'inventore del
carrello, brevettato due anni prima, che gli permetteva di muovere la cinepresa sulla scena, creando dei movimenti della macchina da presa che vanno oltre la semplice "riquadratura", usata per esempio nel L'inferno del 1911: Pastrone infatti faceva muovere la macchina non solo a destra e a sinistra, in panoramiche, ma anche avanti e indietro, obliquamente, in profondità, creando l'effetto dinamico allora mai visto della visione che "entrava" nella scena, coinvolgendo molto più emotivamente lo spettatore. Inoltre i piani usati per le inquadrature seguono una scala molto ricca, dall'ampia panoramica con profondità di campo (come nell'assedio di Cirta) al dettaglio in primissimo piano (come la mano del sacerdote durante il sacrificio). Per i personaggi Pastrone non usa ancora i primi piani per presentarli al pubblico, ma ci va vicino: ormai la scelta delle inquadrature presenta un carattere narrativo, sganciandosi dal mero valore di attrazioni cinematografiche fini a sé stesse.
Altra conquista, ampiamente sviluppata dal cinema successivo, fu l'intreccio in parallelo di più storie (in particolare tra gli eventi legati a Cabiria e la storia della guerra vera e propria).
Il film inoltre si distingue per la straordinaria varietà delle riprese, sia in scenografie ricostruite (di
cartapesta), che in esterni, come le Alpi e il deserto africano. Le invenzioni visive sono continue e ricchissime, dall'eruzione dell'Etna al drammatico sacrificio, dal sogno di Sofonisba all'incendio delle navi romane.
Alcuni critici vedono in Cabiria il primo esempio di compiuto linguaggio cinematografico
. Tuttavia parlare di cinema narrativo per Cabiria sarebbe ancora prematuro: la componente visionaria è ancora troppo forte e va quindi collocato in una fase di transizione. Le allucinazioni di Pastrone verranno poi riprese dal cinema muto d'avanguardia, con una citazione per esempio in Metropolis di Fritz Lang (1927).

In Cabiria comparve per la prima volta il personaggio di Maciste, l'imbattibile gigante buono coi deboli e spietato coi cattivi, interpretato dallo scaricatore del porto di Genova Bartolomeo Pagano. La sua prestanza fisica crea un personaggio che si difende bene anche col trascorrere degli anni, capace ancora oggi di appassionare. In Cabiria la sua stella nascente eclissò anche una diva come Italia Almirante Manzini, imponendo il proprio personaggio che in seguito divenne l'eroe di innumerevoli serie.

(informazioni tratte da Wikipedia)